The Echlinville Distillery

Udite udite: “habemus pc!” e quindi da oggi torneremo a tormentarvi con le nostre recensioni. Iniziamo l’anno nuovo prendendo virtualmente un aereo per la verde Irlanda e vi presentiamo subito ben 4 prodotti della Echlinville distillery.
La distilleria Echlinville, quando ha iniziato la produzione nel 2013, è diventata la prima distilleria di nuova licenza in Irlanda del Nord da oltre 125 anni.
Ritenuta essere l’unica distilleria irlandese che possiamo definire “dal campo al bicchiere”, gli spiriti di nuova produzione di Echlinville sono distillati da orzo coltivato e raccolto dai loro stessi campi e maltato a pavimento. Giusto per intenderci…
Aggiungiamoci però una bella chicca finale: l’esclusiva esperienza “soggiorno e distillazione”. Echlinville offre agli appassionati di whisky l’opportunità di lavorare con il loro capo distillatore per distillare la loro esclusiva botte di whisky. Sì, avete letto bene! Sarebbe bello avere un “Dolce Mente WhiskEy”! 

Ora torniamo con i piedi per terra e vediamo cosa andremo a bere. Innanzitutto NON berremo il loro whiskey, non è ancora pronto. Da qui i nostri signori irlandesi hanno avuto un’idea intelligente per portare soldini nelle casse, nell’attesa che il loro distillato abbia maturato abbastanza e risulti quindi vendibile: hanno creato dei “marchi” sotto la cui egidia vendono whiskey di altre distillerie irlandesi.
Proveremo quindi un blend, il Dunville’s Three Crowns, in versione non torbato e torbato. A seguire un single malt di 12 anni, il Dunville’s 12Y Old Irish che, ribadiamo, non appartiene alla Echlinville. Voci di corridoio ci parlano di un Cxxley, ma nulla di ufficialmente confermato. Sì, in ogni caso possiamo dire che la nostra Echlinville fa anche il lavoro di selezionatore/imbottigliatore. A concludere il nostro giro, vi presenteremo il loro….gin, prodotto interamente da loro!

Un enorme grazie a Beppe di “Taste of Spirits” che, in qualità di importatore ufficiale della distilleria, ci ha dato la possibilità di provare tutto il range! Restate comunque sintonizzti su queste pagine perchè le novità che ci ha portato Beppe non sono finite qui!

 


Imbottigliamento
: Dunville’s Three Crowns

Gradazione: 43,5 %

Prezzo: circa € 50

Colore: giallo chiaro

Naso: molto fruttato, si sente soprattutto un’esplosione di buccia di mela verde seguita da limone e pesca gialla. Aggiungiamoci anche una bella spolveratina di coriandolo e dragoncello: in ogni caso parliamo di spezie tendenti all’agrumato. Pronti per la castroneria della settimana? Cheerios al miele! 

Gusto: dolce , leggero, molto coerente col naso, evidenziando quindi ancora sensazioni di mela, limone e pesca. 

Finale: medio corto con pepe rosa, peperoncino e rosmarino.

Abbinamento: cocktail o del sashimi. 

Commento finale: un blend forse troppo leggero per essere bevuto da solo, ma veramente ottimo per la mixology. Infatti la sua dolcezza a nostro avviso lo rende adatto alla creazione di cocktail estivi e fruttati. Non è esattamente il nostro campo e quindi, ancor più del solito, prendete con le pinze questa nostra impressione!

Voto: 7,5



Imbottigliamento
: Dunville’s Three Crowns Peated

Gradazione: 43,5 %

Prezzo: circa € 60

Colore: giallo chiaro

Naso: la torba aggiunge delle carte in tavola. Abbiamo infatti della pancetta affumicata che va a braccetto con il dolce della crosticina che si forma sulle costine al barbecue (frutto della reazione di Maillard per gli amici chimici). Sotto questi profumi si avvertono poi gli stessi sentori della versione unpeated provata prima. Miscela arabica!

Gusto: leggermente più oleoso, quindi con più corpo, rispetto al precedente con del cioccolato kinder accompagnato da una punta di medicinale. Zuppa inglese e un po’ di balsamico che non fa mai male!

Finale: medio, con fumo leggero e ancora una punta di medicinale/ erbaceo.

Commento finale: come aggiungere il sale alla pasta frolla. Andiamo decisamente meglio, il nostro blend ha acquisito corpo e risultando più gradevole rispetto al precedente . Ma si sa, a noi italiani piace la torba.

Voto: 8,2


Imbottigliamento: Dunville’s 12y , finished in ex Pedro Ximenez cask

Gradazione: 46%

Prezzo:  circa € 85

Colore: giallo ambrato

Naso: Fruttoso e caldo! L’arancia è avvolta da un bel miele di tiglio, marmellata di ciliegie e in sordina albicocca. C’è infine un lato di pasticceria, con cioccolato al latte e caramella mou. Veramente gradevole!

Gusto: denso e cesellato, risulta morbido in bocca con sentori di cioccolato all’arancia e crema alla nocciola. Leggermente tanninico con una discreta pepatura sul fondo. Ci piace, fa veramente bene il suo compitino senza sbavature.

Finale: medio con peperoncino e  ancora sentori di cioccolato e agrumi. More acerbe?

Abbinamento: sostanzialmente carni rosse elaborate. Andando nel dettaglio, per chi segue la nostra pagina Facebook, sapete già dove vogliamo andare a parare: canguro con noci e mele! 

Commento finale: sherry molto buono, non a caso era stato premiato l’anno scorso come miglior whiskey irlandese. Pericolosamente beverino a tavola, fate attenzione! D’altro canto siamo in inverno, quindi cade proprio a fagiolo! 

Voto: 8,6


Benissimo, ma una domanda resta giustamente in sospeso: ma come sono i loro whisky? Per ora non ci è dato saperlo, non essendo ancora pronti dovremo aspettare ancora un po’. Ma possiamo farci una idea su come distillano ad Echlinville assaggiando il loro gin!
Siate misericordiosi, per noi è difficile recensire un gin, avendone bevuti pochi da puri, ma ci proveremo lo stesso.

Imbottigliamento: Echlinville Irish Pot Still Gin

Gradazione: 46%

Prezzo: circa € 45

Colore: trasparente, acqua (oh really?)

Naso: tantissimo anice con  limone e ginepro in primis, quindi dei sentori dell’entroterra, a cui si accompagnano delle sfumature marine. Beppe di “Taste of spirits” infatti ci conferma la presenza di alghe che crescono nella baia vicino alla distilleria fra i botanicals utilizzati. Erica per finire e…oddio…ci pare di sentire della crema alla mandorle.

Gusto: dolce e raffinato, con ancora l’anice ( feticcio di chi scrive) protagonista. Marino in deglutizione, con limone e coriandolo.

Finale: medio corto ed erbaceo, nel dettaglio oseremmo dire menta.

Abbinamento: con le sue note delicatamente marine e contemporaneamente di terra lo vedremmo benissimo in un gin tonic servito con un bel filetto di branzino al burro e erbe cotto al forno. 

Commento finale: a noi è piaciuto molto, gradevolissimo. Anzi, ve lo consigliamo caldamente. Magari ci toccherà smentirci, ma se distillano whisky come distillano gin, beh, abbiamo di che essere ottimisti. Non diamo però un voto in quanto abbiamo pochi parametri di confronto, alias dovremmo bere più gin! 

Voto:  XXXX

Bien, questa mega sessione si è conclusa felicemente! Come detto nell’intro, parleremo ancora di Taste of Spirits, in un’altra occasione decisamente golosa! QUA troverete comunque il link al negozio nel caso foste interessati a dissetarvi direttamente alla fonte!

Prima di salutarvi, ecco a voi uno spoiler: abbiamo le date della nostra prossima degustazione! Quando saremo pronti vi avviseremo!

A presto, Davide & Sebastiano

 

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Rock Oyster “Small Batch”

Scheda Iniziale :

Distilleria: Blended Malt

Imbottigliamento: Douglas Laing, Rock Oyster, “Remarkable Regional Malts” serie, Small Batch Release

Gradazione: 43 %

Prezzo: circa 55 €

rock

Dopo il blend giapponese Taketsuru 17y, continuiamo oggi con un altro blend, stavolta tutto scozzese: parliamo del Rock Oyster imbottigliato dalla Douglas Laing. Quanta continuità e logica ineccepibile su queste pagine!
Il nostro roccioso whisky appartiene alla serie “Remarkable regional malts”, un progetto costituito da 5 referenze rappresentanti le caratteristiche generali delle regioni della Scozia da cui provengono. Il tutto ci viene “servito” senza colorazione o filtrazione a freddo.
Andando nello specifico, il Rock Oyster è una miscela di distillati provenienti dalle isole di Islay, Arran, Orkney e Jura. Ci piace riportare le parole di Fred Laing, il quale dice: “Se potessi selezionare solo un dram per trasportare l’appassionato di whisky nelle isole della Scozia, questo sarebbe il Rock Oyster”.
Sarà veramente così? Sbicchieriamo subito!

P.S. Anche a questo giro, ovviamente, niente mappa della distilleria avendo sempre a che fare con un blend.

Colore: giallo chiaro

Naso: mmm il ragazzo parte bene e coglie una nostra debolezza: adoriamo il mare e questo whisky, per farci felici, ci regala profumi di salsedine con delle punte di minerale. Yum! La torba non è invadente ed è accompagnata da olii essenziali della buccia di limone e di cedro. A concludere, resta un odore di legna spenta e del carbone bagnato. Un profilo semplice, forse banale, ma veramente ben amalgamato.

Gusto: oleoso, ma è al contempo fresco e leggero, grazie a una sensazone di pepe e di zenzero che donano freschezza. A dispetto di molti NAS che girano in questi periodi, il legno qua resta molto discreto permettendo al distillato, seppur chiaramente giovane, di esprimersi al meglio. Infatti in bocca si sente un bel malto ruspante accompagnato poi da tanti agrumi come limone, cedro e bergamotto.

Finale: medio lungo. Salato con una sensazione di “cerealoso” a ricordarci ancora la probabile giovane età del blend. Ancora una punta di fumo e di pera.

Abbinamento: banale sicuramente, ma bevetelo con le ostriche assolutamente. Ah, siccome certi personaggi reputano che sia sbagliatissimo come abbinamento per via della troppa potenza alcolica (ho visto un bell’attacco in proposito al collega IBR su Facebook), basta farsi furbi. Prendete l’ostrica con la sua acqua, aggiungete delle gocce di limone e altrettante di Rock Oyster. Diluito così, la gradazione scenderà per bene e…insomma provate e godete!

ostriche
Non vi basta? Vi copiamo paro paro dal sito della Douglas Laing la ricetta per prepararvi un bel “Rock Oyster Margarita“:

Create the ultimate seaside serve with 5cl Rock Oyster Island Malt, 3.5cl premium tequila, 2.5cl lime juice, salt & a wedge of lime.
1. Fill a shaker with ice & add the Rock Oyster, tequila & lime juice.
2. Shake until cold.
3. Strain into glass with half the rim damped with water, then dipped in salt & add lime wedge garnish.

Commento: fantastico rapporto qualità/prezzo. Per via del suo profilo marino, è semplicemente uno dei nostri blend preferiti, ottimo da solo, in accompagnamento e anche in miscelazione. Già che ci siamo, lo volete provare assieme agli altri blends regionali della DL? Questo lunedì (stasera!) ci sarà un evento tutto dedicato a loro by Milano Whisky Festival, quindi cosa volete che vi diciamo? Andate, bevete e studiate, cribbio!!

Voto: 8,7


 

Tasting notes:

Nose: a lot of saltiness, a non-invasive and mineral peat. We seem to feel the essential oils of lemon and cedar, yum! There is also unlit bonfire and wet coal. Simple, but well mixed!

Mouth: oily but fresh, light and “fizzy” thanks to pepper and ginger. Despite being a nas and despite the current “fashions”, the wood is very discreet. Malty, with still lemon and cedar.

Finish: medium long. It’s salty and malty with still a hint of smoke and pear.

Comments: fantastic quality/ price ratio. Because of its marine profile, it’s simply one of our favorite blends, great on its own, with foods and even in blending.

Score: 8,7

 

 

 

Nikka Taketsuru 17y

Scheda Iniziale :

Distilleria: Nikka (Yoichi e Miyagikyo)

Imbottigliamento: OB, 1995 – 2012

Gradazione: 43 %

Prezzo: circa 200 €

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Rieccoci qua dopo le supermeritate ferie! Ci eravamo lasciati con un spettacolare single cask di Karuizawa e da qui l’idea: restiamo ancora virtualmente (sigh!) in Giappone e proviamo un altro prodotto dagli occhi a mandorla. Fruga fruga nell’armadietto e salta fuori un bel Taketsuru 17 anni. Blend prodotto da Nikka con i loro single malt Yoichi (leggermente torbato) e Miyagikyo (il tropicalone della famiglia), non viene ahimè più prodotto se non in versione NAS. Noi grazie a Giorgio e Gerva abbiamo avuto la possibilità di berci il vecchio 17, quindi è per lo meno nostro dovere condividere con voi le nostre impressioni. Contenti, vero?

P.S. A sto giro, ovviamente, niente mappa della distilleria avendo a che fare con  un blend.

Colore: oro.

Naso: si inizia con un’intensa banana (come suona male, però!) seguita da  tante spezie, soprattuto pepe bianco, poi miele e croccante. Questo lato già “saporito” di suo cede il posto ad uno decisamente più grasso: ci pare di sentire l’impasto del panettone, con la sua farina e le uvette, che poi evolve in pandoro con zucchero a velo. In altre parole, con l’ossigenazione, le sensazioni burrose aumentano. A completare il tutto, c’è anche un delicato profumo di glicine che dona finezza all’insieme.

Gusto: sensazioni armoniose tipicamente giapponesi. Ok, non chiedeteci esattamente cosa voglia dire, ma lo volevamo scrivere! Come il naso, risulta molto speziato con pepe, zenzero in polvere e cardamomo: oh yes, gradevole. Non manca poi la frutta come una cassetta di pere, prugne gialle e…la spariamo? Anche della papaya. Un pizzico di balsamico gli dona del brio per poi lasciarci con una leggera sensazione di legna fresca appena tagliata e del cioccolato gianduja.

Finale: medio con pesca gialla, pera acerba e punta di fumo. Delicato e gentile!

Abbinamento: c’era un famoso pasticcere parigino che, fino a circa 3 anni fa, usava il Taketsuru 17y come bagna per i suoi savarins. Chi scrive li aveva provati e vi assicura che erano clamorosi. Purtroppo, come potete immaginare, non sono più disponibili dato il prezzo attuale del whisky. Se però avete 200 euro da “buttare” e vi dilettate di pasticceria,  ora sapete cosa fare!

Commento: molto morbido e molto jappo. Senza alcuno “spigolo” e questo, come sappiamo, per alcuni può essere un difetto: parliamo di chi è alla ricerca di un guizzo di …personalità? Ma potremmo dire che il suo carattere sia proprio questo: un tipico giapponese educatissimo e composto. Purtroppo però è educatissima anche la potenza alcolica: i 43 gradi per i nostri gusti sono un po’ pochetti. Sommiamo tutto da bravi japan lover, è piaciuto, e quindi sommando il tutto…

Voto: 8,4


 

Tasting notes:

Nose: banana with many spices, especially white pepper, which evolves into honey and “croccante”. It also remembers the dough of panettone, with its flour and currants, which changes into pandoro with powdered sugar. A fresh wisteria closes everything.

Mouth: like the nose, it’s very spicy with pepper, ginger powder and cardamom: oh yes, nice. There is a lot of fruit like pears, yellow plums and … maybe? Papaya! A little balsamic sensation, followed by freshly cut wood and gianduja chocolate.

Finish: medium with yellow peach, unripe pear and tip of smoke. Delicate and kind!

Comments: we can define it as a circle without edges. Somebody may see a lack of personality in this perfection, but it is typical of Japanese whiskies.
We liked it, despite of the low alcohol content.

Score: 8,4

 

Hibiki 17y 2014

Scheda Iniziale :

Distilleria: Suntory

Imbottigliamento: Hibiki 17y

Gradazione: 43%

Prezzo: circa € 130

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In attesa del resoconto della serata di degustazione con “Milano Whisky Festival”, stappiamo una bottiglia di Hibiki 17y che la sorella di chi scrive ha portato gentilmente in Italia. Parliamo di un blend prodotto dal colosso Suntory, nato dall’unione di varie annate di Yamazaki e Hakushu (sono due distillerie che fanno parte del portafogli della multinazionale), che ha riposato per ben 17 anni al calduccio in una botte. Ehi, è più vecchio lui di molti single malt moderni.
Nota polemica a parte, la bottiglia ci piace molto, decisamente oriental-style, dalla caratteristica forma di nonsocosaesaedro.
Fare i blends in Giappone sfruttando i whisky del territorio è sicuramente più difficile rispetto a quello che si fa in Scozia, a causa del numero minore di distillerie presenti. Si può giocare di meno coi sapori e gli odori detto in altri termini. Chissà se con poche frecce al loro arco riusciranno a fare breccia nel nostro cuore. Quanta poesia per un blog!
Dopo questa è meglio che stappiamo e….banzai!

N.B. Sulla mappa è indicata solo la sede di produzione di Hakushu, la sede Yamazaki si trova invece fra Kyoto e Osaka.

Colore: giallo oro.

Naso: uhm, not bad! Decisamente morbido con miele, pera nashi (suggestione, certo, ma fa figo scriverlo), guava e polpa di albicocca. Ovviamente non può mancare il legno dopo 17 anni di invecchiamento. C’è una punta di marzapane che dopo molto tempo evolve in amaretto.
Tutti questi elementi sono amalgamati in maniera armoniosa e vengono conditi da una generosa dose di spezie. Gradevole!

Gusto: ha un attacco pieno, dolce, con cioccolato bianco e crema pasticcera. Polpa di albicocche e pera. Sembrerebbe un banale dolcione, ma dategli un attimo! Di colpo infatti esplodono le spezie: si apre così una cascata di pepe, cannella, peperoncino, chiodi di garofano e una bella “grattugiata” di rafano. C’è molta coerenza col naso, è infatti setoso all’inizio e cattivello poi, interessante!

Finale: secco con ancora elementi piccanti e legno bruciato.

Abbinamento: siamo in Giappone no? E sushi sia!

Commento finale: é un ottimo blend a nostro avviso, caldo e armonioso nelle sue forme, non ha difetti di sorta. Se queste caratteristiche vi affascinano, è la bottiglia che fa per voi. Se cercate però la personalità di un whisky scozzese, rivolgetevi altrove perchè potreste rimanere delusi. A noi invero è piaciuta molto la sua eleganza e quindi lo premiamo con un bel…

Voto: 8,1

Nikka From the Barrel

Scheda Iniziale :

Distilleria: Nikka

Imbottigliamento:  From the Barrel

Gradazione: 51,4%

Prezzo: circa 40 euro

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Parlare di Nikka significa parlare di Masataka Taketsuru, considerato il padre dei whisky giapponesi. Nato nel 1894 da una famiglia di produttori di sakè,  dopo aver studiato chimica si imbarca per la Scozia dove apprende l’arte della distillazione. Lì conosce Rita Cowan, la sua futura moglie, che avrà un ruolo decisivo nella sua vita. Infatti, ritornato in patria, dopo una esperienza lavorativa presso la Suntory, nel 1934 costruisce la sua prima distilleria a Yoichi nel nord del Giappone proprio grazie a dei finanziatori conosciuti dalla moglie che hanno creduto nel progetto.
La sua bravura e il suo successo dopo gli anni difficili della guerra gli permettono di aprire una seconda distilleria, Miyagiko, vicino a Sendai nella regione del Tohoku.
Finita la lezione di storia, passiamo all’azione!
From the Barrel è un blended NAS nato dall’unione di Yoichi, Miyagiko e da un terzo whisky sempre di Nikka, il Coffey Grain, che una volta formato viene messo a riposare in botte (si parla di marriage) e poi così imbottigliato direttamente. Corre voce (fonte) che alla composizione partecipi anche Ben Nevis, una distilleria scozzese sempre di proprietà del gruppo Nikka, una voce comunque non confermata ufficialmente.
La bottiglia da 50 cl a parallelepipedo ricorda quella di certe essenze in profumeria e il packaging in cartone nero è veramente molto “stiloso e jappo”. Ne esiste anche una versione da 3 litri con pipetta dosatrice.
Ha trionfato ben cinque volte ai World Whiskies Awards dal 2008 al 2012 nella propria categoria e ha ricevuto altri numerosi premi a livello internazionale.

Mappa delle distillerie del gruppo Nikka con provenienza dei loro prodotti di punta

Colore : miele di tiglio

Naso:  inizia con cera su mobili antichi, poi parte un profumo caldo, quasi da caffè marocchino e caramello. Aprendosi si avverte la frutta, con un dolce da polpa di albicocche condita da spezie (chiodi garofano). Siepe di gelsomino (grazie Lisa) e, tanto per rimanere sul botanico, legno di ciliegio, giapponese ovviamente!

Gusto: potente e pieno, merito anche della gradazione che comunque non si avverte in maniera eccessiva. Caramella mou? Buona! Pesca noce matura che ne aumenta la rotondità. Zucchero vanigliato e ancora spezie. Una punta di torba.

Finale: di media durata, con note di legno e spezie.

Abbinamento:  tartellette con nocciola al cioccolato Caraibe 66% , oppure meglio ancora biscotti di frolla al cioccolato Guanaja 70%. Il Nikka esalta il cioccolato e si sposa con la frolla: potremmo fare un whisky delle 17.00 al posto del tè!

Commento finale:  E’ un ottimo blend, nulla da eccepire, è veramente gradevole e facile da bere. Molto versatile nei cocktails e nelle preparazioni di pasticceria ( è uno degli ingredienti della torta alla mousse di mango che potete trovare in pasticceria da noi ). Se cercate però in un distillato una personalità da Islay, non è questa la vostra bottiglia.
Nota  : è stato il secondo dei tre whisky provato alla degustazione di maggio 2015.

Voto:  85