Glenlivet & Cioccolato

Dopo una lunga pausa dovuta a motivi di salute, ma soprattutto di lavoro, rieccoci qua a scrivere su queste pagine. Natale è decisamente passato, mangiare l’abbiamo fatto, ora torniamo a dedicarci al bere. Giusto per restare in tema di coccole e vizi, vi raccontiamo come è andato l’evento Glenlivet che si è tenuto nella cornice del Milano Whisky Festival a novembre scorso.

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Qui di seguito il comunicato stampa ufficiale dell’agenzia Otto, che ci aveva invitato a partecipare a questa degustazione.

Dalle valli scozzesi dove nasce l’esclusivo single malt Scotch whisky The Glenlivet all’arte
sopraffina del cioccolato dei Maître Chocolatier di T’A MILANO .L’abbinamento più amato dagli estimatori del whisky trova una nuova dimensione.
In occasione del Whisky Festival, sabato 9 novembre dalle 17.00, The Glenlivet e T’a Milano danno appuntamento al VERTICAL CHOCO-WHISKY LAB. Alain Winchester, Master Distiller di The Glenlivet e il Maître Chocolatier di T’a Milano Stefano Bottelli duellano in una doppia verticale – di whisky e di praline – per un intreccio di sapori e consistenze.
Durante il laboratorio si possono degustare The Glenlivet 12 anni, The Glenlivet 15 anni e The Glenlivet Nadurra First Fill in abbinamento con le praline dedicate. Stefano Bottelli svela inoltre i segreti del cioccolato mostrando la genesi di una pralina al whisky.

I WHISKY DELLA VERTICALE

• Maturato in tradizionali botti di quercia, The Glenlivet 12 anni si distingue al naso per i toni fruttati. Al palato stupiscono note di ananas mentre il retrogusto di crema, nocciole e marzapane si rivela morbido e persistente.
The Glenlivet 15 anni ha sentori di burro e crema al naso; frutta, noce e cannella
conquistano il palato lasciando un retrogusto di frutti, nocciole tostate e mandorle.
• Al naso, The Glenlivet Nadurra First Fill è un medley di frutti, uvetta e albicocca con note di cannella e liquirizia. Avvolge il palato con toni morbidi e cremosi di frutta e marmellata di arance e sentori di cioccolato fondente. Il finish dolce e persistente si distingue per toni secchi e leggermente piccanti.
Un incontro, quello tra The Glenlivet e T’a Milano che esalta un saper fare di altissimo livello e l’attenzione a ogni minimo dettaglio al servizio del sapore. A celebrare la collaborazione la Special Edition di Natale. Come in uno scrigno prezioso, un
cassetto nascosto svela 12 praline di cioccolato fondente 55% Grand Cru, amaro al punto giusto con lievi tocchi dolci, ricoperti da rutilanti riflessi ramati, che racchiudono un
sorprendente cuore, morbido, goloso, avvolgente, pensato per esaltare le note fruttate e i sentori di ananas, marzapane e nocciola di The Glenlivet 12 anni, un single malt Scotch whisky di grande personalità e carattere.

Dopo aver trovato su mail questo invito, insomma, eravamo con la bava alla bocca professionalmente molto interessati e volevamo assolutamente parteciparvi. Purtroppo io e Davide eravamo impossibilitati a muoverci, rispettivamente al banco di Beija Flor e nel nuovo megalaboratorio della pasticceria…come fare?! Decidiamo di comune accordo di mandare Gaia, una ragazza che ci aiuta ogni tanto a scrivere le note di degustazione: siamo salvi! Lasciamo a lei le impressioni.

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glenlivet

Imbottigliamento: 12y OB

Gradazione: 40 %

Prezzo: € 40

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Colore: giallo paglierino.

Naso: vellutato, fruttato e floreale. A dare del “pepe” ecco della liquirizia, accompagnatoa ad una sensazione leggermente metallica (qualcuno parla addirittura di piatti usciti dalla lavastoviglie!). Resta comunque protagonista la morbidezza, con profumi di ananas panettone e caramella mou .

Gusto: leggero in bocca, complice la gradazione un po’ bassa, ma grazie a questo scivola via veloce. Molto dolce, con un pizzico di cumino: si sente della frutta simile al naso con aggiunta di melone e pera. Sapido sulla punta della lingua e leggermente amaricante (tannini di cioccolato) in deglutizione.

Finale
: delicato, resta il sapore dolce e delicato di un ananas leggermente acerbo. Sensazioni di peonia! Poco persistente.

Abbinamento: la prima delle praline con all’interno il 25 % dello stesso whisky. Il cioccolato esalta le note fruttate, smorzando quelle dolci e di caramella mou.

Commento finale: un dram di facile bevuta, va bene per iniziare a conoscere Glenlivet o fare i primi passi nel mondo dei whisky non torbati. I single cask della distilleria sono però su un altro pianeta, che sia chiaro.

Voto: 7,9


 

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glenlivet

Imbottigliamento: 15y, OB, serie French Oak Reserve, New French Limousin Casks

Gradazione: 40 %

Prezzo: € 65

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Colore: ambra.

Naso: miele e uva che vanno a braccetto con una delicata vaniglia. E’ un po’ chiuso, diamogli il tempo di aprirsi. Il naso viene reso più complesso dal tipo di legno utilizzato (leggerete tutto nel commento finale) e infatti dopo ossigenazione troviamo ciliegia, pompelmo, agrumi. Speziato (cannella), rilascia un profumo di quercia appena tagliata. Uva rossa!

Gusto: più oleoso rispetto al 12. Tanta quercia con punte speziate  di peperoncino, noce moscata e chiodi di garofano. Ad un secondo assaggio risaltano le note più agrumose e…dello zucchero di canna. Il legno si fa sentire come anche delle foglie di tabacco

Finale
: persistente, si sente della fava di cioccolato e una raschiatina di pepe rosa.

Abbinamento: la nostra mitica pralina questa volta aromatizzata con il suddetto Glenlivet 15y.  Speziatissima in principio, poi con dolci ricordi di crema di nocciola. A mio avviso la più riuscita delle tre.

Commento finale: sono state utilizzate per un finish delle botti di rovere del Limousin. E’ una varietà che cresce poco distante dalla regione del Cognac e presenta una porosità grossolana, che va ad influenzare l’astringenza del whisky. E infatti il risultato finale è un prodotto interessante per studiare l’influenza di questo tipo di legno nel whisky. Come sopra, se avesse avuto qualche graduccio alcolico in più…

Voto: 8,3


 

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glenlivet

Imbottigliamento: NAS, OB, 1st Fill American White Oak Casks

Gradazione: 59,8 %

Prezzo: circa € 65

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Colore: dorato

Naso: molto dolce, dovuto alla gradazione alcolica elevata e al tipo di botti utilizzate. Cioccolato al latte a cui si aggiungono note di banana cocco e vaniglia (la botte) e di fiori. Agrumi sempre presenti. Giusto per restare in tema, dopo appare del pancake alla banana, che fa molto America. Potere della suggestione! L’aggiunta di acqua smorza il pungente dell’ alcool e aumenta il pancake.

Gusto: alcool presente, ma essendo ormai alla terza bottiglia risulta solo leggermente fastidioso. La banana, assieme alla vaniglia, è molto forte e questa sensazione ci dicono sia dovuta alla botte americana utilizzata. Ancora una punta agrumata, oseremmo dire pompelmo. L’aggiunta di acqua lo rende più delicato, virando dal pompelmo al lime con una spolveratina di pepe rosa.

Finale: medio lungo con aromi di pepe, noci sbriciolate e una decisa spremuta di arancia.

Abbinamento: una nuova pralina aromatizzata ovviamente al Nadurra che esalta l’agrumato e il pepe del whisky e stempera il dolce della botte.

Commento finale: qua grazie alla botte “superbourbon” predominano i sentori dolci. Fate attenzione a preparare prima il palato con un altro whisky altrimenti l’alcool si fa sentire un po’ troppo. Molto gradevole comunque!

Voto: 8,4


 

Ora tiriamo le somme: la masterclass è stata divertente e golosamente interessante! C’è stata inizialmente una parte teorica dove è stato spiegato cosa sono esattamente le fave di cacao. Ve lo riportiamo che un po’ di botanica non fa mai male.
Partiamo dalla pianta “Theobroma cacao” che produce dei frutti detti cabosse. All’interno di essi potete trovare, immersi in un polpa giallognola, dai 20 agli ottanta semi: ecco, sono le nostre fave di cacao. Ma come le trattiamo? Simple!
Vengono portate a fermentazione in casse di plastica o legno per poi essere lasciate a riposare  nelle serre, per evitare che vengano danneggiate dall’acqua. Dopo un eventuale essicamento, abbiamo la spremitura per separare la parte grassa (che diverrà il famoso burro di cacao). La parte restante verrà torrefatta e infine macinata per ottenere la polvere di cacao!
Finita la parte teorica, abbiamo potuto vedere gli chocolatier di T’a Milano all’opera, che ci hanno fatto vedere dal vivo come si forma una pralina di cioccolato.
Una nota personale di chi ha partecipato e a cui noi teniamo tantissimo: sono state utilizzate delle ottime materie prime, forse era scontato, ma è sempre un piacere notarlo!
La scelta dei whisky da parte di Glenlivet è stata estremamente didattica in quanto ha concesso ai partecipanti di valutare come vari tipi di legno possano influenzare la percezione del distillato e quindi l’impatto gustativo finale con del cioccolato.
A tal proposito, gli abbinamenti sono stati congeniali, riuscendo a valorizzare al contempo il distillato e il cioccolato. La cosa non è mai facile e loro ci sono riusciti: chapeau!
Per i più voyeurs di voi, troverete sulla nostra pagina FaceBook anche le foto dell’evento.

Un grazie a Gaia per aver coperto la nostra assenza durante la masterclass, ma soprattutto a Glenlivet e a T’a Milano per questa occasione.
Ok, noi vi salutiamo e vi aspettiamo per la prossima recensione e…spoiler…sarà una di quelle bottiglie da bere assolutamente!

A presto Davide & Sebastiano

 

 

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Lagavulin 16 yo OB

Scheda Iniziale :

Distilleria: Lagavulin

Imbottigliamento: OB 2017, 16yo

Gradazione: 43 %

Prezzo: circa 55 €

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Oggi andremo ad aggiungere, fra le nostre tasting notes, la recensione di uno di quegli imbottigliamenti che non può mancare in un blog serio! E infatti noi la serietà non sappiamo neanche dove sia di casa, e questo spiega il ritardo nella pubblicazione. Parliamo, come avrete già visto, del Lagavulin 16yo, OB iconico della omonima distilleria, che ogni appassionato di whisky ha sicuramente bevuto più di una volta (una bottiglia intera eh, non di certo un solo dram). Una delle distillerie simbolo di Islay, saprà reggere tutta questa mare di pressione? Spoiler: ci sguazza anche!

Una piccola anticipazione: seguirà nel breve periodo l’inserimento di altri famosi OB di altre distillerie iconiche che non possono più mancare in queste pagine. Ora non cincischiamo e versiamo!

Colore: oro antico.

Naso: semplicemente ti fa immaginare di essere sul dirupo di una scogliera in Scozia. Frase banale, eppure…Fra profumi di acqua di mare, sale, ostriche e alghe è difficile non avere questa sensazione. In tutto ciò nuotano felici delle note dolci di vaniglia, pera e frutti rossi stupendamente amalgamate. Aggiungiamoci poi profumi di affumicato, di thè e di torba e il piatto, anzi il whisky, è servito.  Tanto per rimanere in tema, il bicchiere vuoto odora di aringhe.

Gusto: anche qua l’equilibrio la fa da padrone, risultando in bocca salato, ma al contempo dolce, frizzante eppure oleoso: un whisky di ossimori! Lo iodio del naso non ci lascia e va a condire sensazioni di limone e pera acerba. Ci sembra di sentire in bocca le chips di quercia  che si utilizzano nei barbecue per aromatizzare i cibi. Olive e una grattatina di pepe verde in deglutizione.

Finale: medio, erbaceo, con un fumo leggero di copertone e un tocco di lime.

Abbinamento: ostriche? Buonissimo, ma banale: andiamo un attimo fuori dagli schemi. Preparatevi un bel panino con dentro un buon wurstel, e fin qua ci siamo, giusto? Bene, armatevi di siringa e iniettate il Laga nell’insaccato. Prima che ci linciate, vi diciamo che l’idea non è nostra, l’abbiamo visto fare dagli Scozzesi in persona e non è veramente male! Ovviamente non dimentichiamoci un grande classico, uno dei marriage più riusciti: gorgonzola stagionato e Lagavulin!

Commento finale: abbiamo letto una diatriba su dei forum stranieri dove si reputavano i nuovi imbottigliamenti di Laga 16 non all’altezza dei vecchi a causa del minore utilizzo di botti sherry. Bien, forse è vero e forse no. Sicuramente siamo di fronte ad un piccolo gioiellino semplicemente fatto veramente molto bene. Torbato ma con classe, dolce ma non stucchevole, salato il giusto e così via. Come ha scritto Dave Broom, è la dimostrazione che un whisky fumoso e torbato possa far convivere al suo interno tante sfaccettature senza che vengano sovrastate dal lato dirty. E’ un whisky iconico, equilibrato e per di più di facile reperibilità…signori, cosa volete di più? Ok, noi avremmo voluto qualche grado in più #anonimaAlcolisti, ma il votone ci sta tutto!

Voto: 9,0



Tasting notes
:

Color: dark gold

Nose: with the scents of sea water, salt, oysters and algae it’s easy to see yourself being on Islay. We can sense sweet notes of vanilla, pear and red fruits, wonderfully blended . Aromas of smoked, tea and peat perfectly finish our whisky. Again sea: the empty glass smells like a barrel of herring.

Mouth: very balanced, resulting in the mouth salty, but at the same time sweet, sparkling and yet oily! The iodine of the nose is still present and there are sensations of lemon and unripe pearsIt seems to taste the oak chips, the ones used in the barbecue to flavor food. Olives and green pepper at the end.

Finish: medium, herbaceous, with a light tire smoke and a touch of lime.

Food Pairing: oysters? Very good, but perhaps trivial. Take a good sandwich, a good wurstel, and syringe the Laga into the sausage. We admit it: the idea is not totally ours, we’ve seen it done in Scotland and… the result is amazing!
Of course don’t forget a great classic, one of the most successful match: seasoned gorgonzola and Lagavulin!

Comment: it’s a well done little gem. Peaty but with a lot of class, sweet but not cloying, salty without exaggeration and so on. As Dave Broom wrote, it’s the demonstration that a smoky and peaty whisky can bring together many facets, without being overwhelmed by the dirty side. It’s an iconic, balanced and moreover easy to find whisky… Gentlemen, what more do you want? Ok, more alcohol could be always be a good answer!

Score: 9,0

 

 

Food pairing “inverso”

Durante il Milano Whisky Festival abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona Valentina Malcevschi e suo marito Andrea. Sono le menti dietro ad un progetto whiskoso in dirittura d’arrivo e su cui sarà necessario tutto un articolo dedicato per farvelo conoscere bene: restate sintonizzati, sarà una cosa spettacolare e utilissima al contempo!
Tornando a noi, questa visita è stata gradita oltremodo. Ci hanno portato infatti dei prodotti  tipicamente valdostani assieme ad un guanto di sfida: dovevamo trovare dei whisky da abbinarci! Di solito noi partiamo dal distillato e non dal cibo, quindi, attirati da una possibile unione “Valle d’Aosta & Scozia”, ci siamo buttati a capofitto in questo gioco. Buona lettura!

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Fromadzo valdostano: a differenza della Fontina, che tutti noi conosciamo, questo formaggio risulta più magro. Derivante principalmente dal latte di vacca (è ammessa infatti una piccola percentuale di latte di capra), non viene servito fresco, ma solo dopo una maturazione che varia da un minimo di 60 giorni fino ad un massimo di 6 mesi. Il fromadzo provato da noi era nella versione senza erbe di montagna.

Abbinamento: sono tanti i whisky a onor del vero che possono accompagnarsi con questo formaggio. Veramente versatile, a noi è piaciuto particolarmente con il Balblair OB, in versione ex bourbon, un nostro feticcio. Ne viene esaltato il profilo dolce e piccante, lo promuoviamo quindi a pieni voti!



Lardo di Arnad alle erbe:
come potrete intuire dal nome, è un prodotto di salumeria che viene sottoposto ad un procedimento di stagionatura con sale e aromi.  L’aspetto più importante in realtà per valorizzarne il gusto saporito e particolare  è sempre il solito quando si parla di carni: l’alimentazione dell’animale. Per il nostro simpatico maiale niente mangimi preconfezionati, ma solo castagne e ortaggi. Insomma, come si faceva una volta. Come base per la preparazione si utilizza il lardo del dorso o della spalla di un maiale di età non inferiore ai 9 mesi con un peso minimo di 160 Kg,

Abbinamento: quando eravamo in Alsazia avevamo già testato..ehm sul campo…come certi Caol Ila dessero il meglio di sè con certe varianti non ufficiali del Munster. Da qui l’idea di questo abbinamento e funziona alla stragrande, con il lato vegetale del Caol Ila che si armonizza con le erbe del lardo e la parte fumosa/marina/dolce con la parte grassa. Va provato, chiudendo un occhio per una volta alle calorie! Noi l’abbiamo assaggiato con un generoso sample di Caol Ila 20y a gradazione piena, gentilmente regalatoci dal nostro amico di “A song of ice and whisky



Boudin:  
prodotto di salumeria che affonda le sue origini a quando, alle popolazioni di montagna, serviva un cibo che fosse calorico, che durasse a lungo e i cui gli ingredienti fossero di facile reperibilità. Nasce così questo insaccato a base di cubetti di lardo di maiale e patate bollite cui vengono aggiunti sangue bovino o suino, vino e aromi locali. Fondamentale la presenza della barbabietola che, oltre a donare il colore caratteristico del Boudin, ha la funzione di apportare un’ulteriore carica di minerali e zuccheri oltre ad essere un ottimo conservante naturale.
E’ interessante il fatto che si possa consumare sia freddo che caldo.

Abbinamento: carne ehm…decisamente rossa e condita con vino. Qua ci vedremmo bene un ex-sherry tendenzialmente morbido, niente distillati  astringenti. Fra l’altro, come ci ha insegnato il cuoco del Barba di Milano, l’abbinamento sherry-barbabietola è vincente. Abbiamo optato allora per il Glenrothes 11yo 53% della Valinch&Mallet che risulta, eufemismo, pericolosamente beverino!



Toma valdostana: 
formaggio a pasta semidura di latte di vacca che da il meglio di sè dopo una lunga stagionatura. Capita spesso che venga venduta fresca, per ovvie ragioni di costo, ma per fortuna non era il nostro caso. L’aggiunta di peperoncino valorizza la piccantezza naturale della toma. Un prodotto semplice, ma al contempo interessante!

Abbinamento: ecco, abbiamo voluto fare gli spocchiosi? Qua ci siamo trovati un po’ in difficoltà a trovare qualcosa di “diverso” che valorizzasse a dovere il formaggio con le sue spezie. Poi il lampo di fortun….ehm di genio: un whisky che avesse fatto un finish in vino. Con un ma! Testato sul campo, un distillato passato in botti di Amarone dava un matrimonio leggermente sbilanciato. Abbiamo optato quindi per un qualcosa leggermente più elegante: Strathmill 20y con finish in Chateau Lafite di Cadenhead. Risultato cla mo ro so!


Alla fine ci siamo salvati in extremis e pensiamo di aver portato a casa il risultato. Un grazie ancora a Valentina per questo gioco divertentissimo e rilanciamo la cosa ai nostri lettori: se avete altri prodotti da abbinare, non ci tireremo indietro, noi abbiamo sempre fame! Ricordate, lo facciamo per voi!

Per concludere, ci sentiremo settimana prossima per -SPOILER-  una bella carellata di whisky irlandesi! Stay tuned!

 

Talisker Port Ruighe

Scheda Iniziale :

Distilleria: Talisker

Imbottigliamento: OB, Port Ruighe, finish in Porto

Gradazione: 45,8 %

Prezzo: circa € 45

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Oggi aggiungiamo una nuova distilleria al sito, o meglio, andiamo a colmare una grave mancanza. Parliamo di Talisker, distilleria simbolo di Skye e una delle più note del panorama  mondiale del whisky: sì, la tiratina d’orecchie era d’obbligo!
Analizziamo quindi un imbottigliamento ufficiale della distilleria, il Port Ruighe (pronuncia: port-ree). Questa bottiglia prende il nome dal capoluogo dell’isola Portree e, come potete facilmente immaginare, contiene un distillato che, dopo aver maturato in botti  di legno europeo e americano, ha effettutato un finish in botti di…Porto Ruby per la precisione! E’ un colpo di scena, siore e siori, lo sappiamo!
Tornando seri, ringrazio tantissimo Giuseppe (alle volte il mondo è piccolo!) de I Sapori dei Sassi per il graditissimo campione. Andiamo a provarlo!

Colore: ambra.

Naso:  doppia anima! All’angolo blu abbiamo dei sentori decisamente marini. C’è tanto iodio e un bel salmastro, da bagnasciuga “algoso”. La torba ovviamente non manca!  All’angolo rosso abbiamo i sentori di Porto, quindi uva rossa e prugna. Frutti di bosco, con la mora in primis, e un po’ di mandorle e foglie di tabacco essiccate. Non mancano anche delle scorze di arancia con una spolveratina di cannella! Il “mare “Talisker” e il vino si incontrano: pensiamo che sia la frase che renda meglio l’idea.

Gusto: al primo sorso ci si accorge che il corpo è un po’ debole. Non giriamoci attorno, per il nostro gusto la gradazione è un po’ bassa ahimè. Dateci l’alcool, per Odino! Ahem, torniamo seri! Oleoso, tanta salamoia e molto fumo: è sempre un Talisker! Il lato dirty è stemperato però da tanta cioccolata aromatizzata all’arancia, ciliegie e oseremmo dire del caramello salato. Speck?

Finale: insospettatamente medio lungo, con tanto fumo, ma soprattuto tanto cioccolato al sale.

Abbinamento: abbiamo avuto un’idea. Per ringraziare Giuseppe, il minimo che potessimo fare era inventare un accostamento sfruttando uno dei prodotti del loro sito. Servite quindi questo Talisker con un patè di tonno e arancia che, ammettiamo, ci ha ispirato un sacco.  Spalmatelo su di un crostino di pane, decorate con una rosa di lardo et voilà.

Commento finale:  non siamo dei fans dei whisky finiti in Porto, chiariamoci subito. Detto questo, il classico (e sempre meno reperibile, sigh!) 10 anni lo batte, questo è fuori discussione. Con saccenza, pensiamo che, se avesse maturato più a lungo e se avesse avuto una gradazione più elevata, ci saremmo trovati davanti ad un signor prodotto.  Eppure, contestualizzandone il prezzo, non abbiamo trovato poi male questo Talisker. Diamogli quindi un “quasi otto”, via!

Voto: 7,8



Tasting notes
:

Nose: on the ring we have two souls: on the one hand, there are seaweeds, sea water and iodine. On the other, red grapes, plums and blackberries. In the end, we detect orange zeste, cinnamon and almond.
Mouth: it’s oily with a lot of brine and smoke: it’s always a Talisker! The dirty side is mitigated by chocolate with orange, cherries and maybe salted caramel. Speck? Unfortunately, it is low in alcohol!
Finish: unexpectedly medium-long, with smoke and chocolate with added salt.
Comments: two interesting souls, unfortunately disconnected. Such a pity: with the passage of time,  maybe they would harmonize. However, we have to consider that the price is cheap, so our score is “almost 8”.

Score: 7,8

Ed ora le tanto attese date
…rullo di tamburi…
9 marzo e 16 marzo !
Apriremo i cancelli per le prenotazioni lunedì 19 febbraio ore 14: state pronti!

Piccolo spoiler: avremo gli imbottigliamenti di Douglas Laing  #stupore #meraviglia

Ledaig 1997-2011 “High Spirits”

Scheda Iniziale :

Distilleria: Tobermory

Imbottigliamento: Ledaig 1997 – 2011 for “High Spirits” , The Colours Collection

Gradazione: 46 %

Prezzo: circa 80 €

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Con questo freddo ci spostiamo di corsa sull’isola di Mull a bere whisky presso l’unica distilleria ivi presente: Tobermory, casa fondata nel lontanissimo  1798 da  John Sinclair sotto il nome di Ledaig (“paradiso sicuro” in gaelico).
Nel corso della sua travagliata e lunga storia è stata chiusa e riaperta più volte e le sue mura, oltre ad una distilleria ovviamente, hanno ospitato anche una centrale elettrica e una società casearia. Di certo un passato rocambolesco!
Spostiamoci piuttosto in tempi più recenti e scopriamo che Tobermory si era affidata alle sapienti mani di Alan McConnochie , ex master distillery di Bunnahabhain che ora lavora per Benriach, con lo scopo di migliorare la qualità del proprio distillato. Il tempo dimostrerà se il seme piantato da Alan porterà buoni frutti.
Nel frattempo una nota tecnica interessante: la nostra distilleria si approvvigiona del suo orzo maltato da Port Ellen, ma il legame con Islay non finisce qui. Quando viene prodotto un distillato torbato viene inviato a maturare sempre su quest’isola e il whisky che poi verrà messo in commercio prenderà il vecchio nome della distilleria “Ledaig”.
Per concludere, attualmente Tobermory, assieme a Bunnahabhain, è di proprietà del gruppo C L Financial Limited.
La bottiglia, che il dovere ci impone di provare, fa parte della Colours Collection di “High Spirits”, nome dietro al quale si nascondono i baffi di Nadi Fiori, storico selezionatore italiano di distillati.
L’etichetta, bellissima, rappresenta il porto di Tobermory in versione “cartoonesca”.
Versiamo e vediamo com’è!

Colore: ambrato.

Naso: ecco, molta gente adora lo sporco di Kilkerran, di Springbank ecc. ecc., mentre quello di Ledaig ha decisamente pochi fans. A noi invece questo “profumo” di porto di mare affascina moltissimo. Dimenticate quindi quelle sensazioni che si respirano su Islay, qua siamo tutto all’opposto. Ferro, alga in macerazione, iodio, rete da pesca, olio lubrificante infine acqua stagnante e salmastra contribuiscono a creare un’atmosfera da cantiere navale. Se poi aggiungiamo salsiccia e pancetta affumicata al tutto otteniamo, a nostro avviso, un bel cocktail.
Un lato gentile (??!!) è presente con della prugna in salamoia, in pieno umeboshi-style. Con l’ossigenazione si è avvolti da una fittissima coltre di fumo.

Gusto: questo è uno dei whisky che necessitano di ossigenazione, non tanto al naso quanto al palato. Appena avevamo aperto la bottiglia eravamo infatti rimasti delusi perchè dopo un impatto iniziale ottimo poi c’era come una caduta del sapore in bocca. Gli abbiamo dato tempo et voilà! Salato e pepato, possiede un corpo robusto e austero. Una bella torba vegetale seguita da mela renetta frullata con pera e lemon grass. Non è molto complesso, ma affascina. Sembra dire:”io sono così, se vi piaccio buon per voi!”. E’ un bel burberone!

Finale: lungo con paraffina, fumo e una punta di solvente e plastica bruciata.

Abbinamento: un merluzzo marinato con limone e pepe e accompagnato da una salsa rossa solo leggermente piccante si sposerà benissimo col nostro distillato.

Commento finale: è un whisky decisamente particolare, rustico e mai ruffiano. Che sia chiaro: è un prodotto che può dividere gli animi. Quegli sbevazz…degustatori dei Facili (ciao ragazzi!) infatti hanno trovato sostanzialmente le stesse sensazioni, ma le hanno apprezzate meno. E loro non sono certo gli ultimi arrivati, anzi! Comunque a noi è piaciuto, quindi…

Voto: 8,7

P.s. grazie a Elisabetta per averci consigliato la boccia!

Resoconto “Whisky Hidden Spirits”

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Eccoci qua dopo la conclusione delle due serate dedicate agli imbottigliamenti di Andrea Ferrari, alias Hidden Spirits. Purtroppo per motivi tecnici indipendenti da lui Andrea non ha potuto essere presente alla prima serata ma si è rifatto alla grande con la seconda. Poche storie: avere la possibilità di ascoltare una persona che ha trasformato una passione nel proprio lavoro dona all’evento una marcia in più. Abbiamo imparato tante nozioni nuove che sapremo impiegare anche per le future serate, nozioni che ci aiuteranno a degustare con un…”livello di coscienza” maggiore.
Anche questa volta il pubblico femminile non è mancato, a conferma del fatto che il mondo dei distillati affascina anche il gentil sesso.
Come anticipato sono state presentate tre selezioni di Andrea, Speyburn 8yo, Bruichladdich 12yo  e Laphroaig 14yo, che hanno fatto lavorare i nasi e le papille gustative di tutti noi.
Lo Speyburn è stato accompagnato ad un formaggio Camembert, un marriage di note erbacee seguito dal finale grasso del formaggio che veniva pulito via dall’alcool.
Bruichladdich ha trovato il suo partner con una torta Sacher. D’altro canto fumo, sherry con cioccolato e marmellata: what else?
Infine come da nostra tradizione serviamo sempre un whisky solista ed ecco qua il Laphroaig!
Da un lato c’è chi è rimasto colpito da come queste selezioni fossero contemporaneamente simili, ma con una propria personalità distinta rispetto agli imbottigliamenti ufficiali di distilleria. Dall’altro, una parte del pubblico non abituata ai whisky, ma incuriositi da essi, ha potuto apprezzare la grande diversità di sapori che offrono, rimanendone affascinato.
Ringraziamo Andrea per il lavoro svolto e gli auguriamo di tornare da noi con un nuovo trittico da assaggiare. Ora bando alle ciance e tiriamo fuori i (vostri) voti.

Speyburn 8yo 
Naso: 5,8
Palato: 6,3 
Finale: 7,8

Bruichladdich 12yo
Naso: 6,7
Palato: 6,3
Finale: 6,3

Laphroaig 14yo
Naso: 7.1
Palato: 7,5
Finale: 8,1

Il “vincitore” della serata è quindi il Laphoraig 14yo, a conferma del fatto che il mercato italiano vuole la torba. Per chi non l’apprezza non disperate: vuol dire che rimarrà più whisky non torbato per voi no?
Per concludere un sentito grazie ai presenti che hanno reso le serate,a nostro modo di vedere, decisamente divertenti.

Ci aggiorniamo per il prossimo evento verso aprile, stay tuned !!

p.s. Per vedere le foto sulla nostra pagina facebook cliccate QUA

Springbank 12yo 2015

Scheda Iniziale :

Distilleria: Springbank

Imbottigliamento:  12 anni

Gradazione: 53,8%

Prezzo: circa 60 euro

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Di Springbank abbiamo già parlato in una precedente recensione (QUI), quindi passiamo direttamente ad analizzare la bottiglia di oggi!
Abbiamo un 12 anni a gradazione piena maturato per il 60% in botti hogshead first fill sherry e per il 40% rimanente in botti  refill sherry. Un invecchianento quindi diverso rispetto al 10y classico.

Colore: ambrato.

Naso: decisamente etilico, ricorda la frutta rossa sotto spirito con una spruzzata di zenzero. Marmellata di arance rosse. Poco fumoso rispetto al 10y. E’ comunque un profilo chiuso, dando l’impressione come se ci fosse una gabbia a trattenerlo. Con acqua: come volevasi dimostrare! Diventa subito più fresco con l’arancia che gira verso lo yuzu giapponese, poi ecco che emerge il fumo “springbankkoso”, con le sue note sporche da paraffina e solvente, mai fastidioso comunque! Tantissima mandorla e poi un appetitoso (è il caso di dirlo) sentore di arrosto caramellato con chiodi di garofano.

Gusto: quasi allappa, è molto dolce all’inizio poi ancora arancia, questa volta amara. Pizzica notevolmente: infatti, Serge Valentin per l’imbottigliamento del 2014 parla di wasabi e siamo decisamente d’accordo! Con acqua: si nota subito la mancanza delle pere che si sentivano nel 10y. Caldo e avvolgente, inizia con un bell’ananas dolce, poi chinotto e zenzero. Ehi c’è anche la crème caramel! Oltre alla torba, ecco del tè (sembra la varietà cinese Pu’er). Pomodoro verde non maturo. Per finire, tanta liquirizia e per noi ,che la adoriamo, è una manna dal cielo!

Finale: medio, leggerissimamente aspro senza dare alcun fastidio. E’ molto speziato e fumoso, ricorda una zolfatara. Ancora arance.

Abbinamento: gustatelo quando fa freddo con un classicissimo zampone con le lenticchie. Lo abbiamo provato praticamente in contemporanea sotto le feste natalizie con una nostra amica (ciao Dani!) e anche lei ve lo può confermare: vi scalderà lo stomaco e il cuore! In fondo, siamo dei romantici.

Commento finale: fantastico! Come facciamo a non consigliarvelo? Gli spigoli della torba del 10Y vengono limati da una più lunga maturazione nello sherry e le note positive vengono da questa esaltate. Una di quelle bottiglie che non devono mai mancare in casa. L’aggiunta di acqua gli permette di esprimere tutto il suo potenziale. Un difetto? La non facile reperibilità!

Voto: 9,1