Intervista “Atlas Whiskyteca & Rumteca”

Per portare un po’ di novità sul sito, invece di parlare al solito di bottiglie di whisky, andremo a parlarvi di un locale che…vende whisky! Contenti, vero?
Siamo nella grassa e felice Emilia Romagna, a Valsamoggia, nella tana di Lorenzo Lutti, proprietario del locale “Atlas Whiskyteca & Rumteca“.  Si è affacciato in maniera decisamente efficace nel mondo dei distillati, ma non stiamo qua a perdere tempo, lasciamo gli onori e le presentazioni di casa allo stesso Lorenzo.

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Ciao Lorenzo, presentati a noi: chi sei, da dove arrivi, ecc ecc
Erano le 19.00 quando emisi il mio primo vagito, nel lontano 1988. Capii subito una cosa, l’aperitivo non sarebbe arrivato prima di qualche ora. Emisi il mio secondo vagito. Nell’Emilia, terra di salumi e gastronomia, nemmeno un buffet mi era stato preparato, il tutto nonostante  la mia famiglia fosse legata, e tutt’ora lo è, al mondo del vino. Fui comunque cresciuto all’insegna del “bevi e mangia che è buono”: crearono un mostro e passarono gli anni.
Ricercando quel qualcosa in più, anche mentre i miei compagni celebravano Bacco con imprecisati alcolici da discount ai quali spesso mi univo, conobbi il mondo dei distillati…e fu amore. Dopo aver frequentato antropologia, decisi di aprire la mia prima attività: un negozietto con birre, vini e distillati.
La strada era buona, ma non perfetta e la parola d’ordine al giorno d’oggi per sopravvivere è una: specializzazione.

Come si è formato allora il tuo locale attuale?
Iniziai a far sparire birre e vini, dando sempre più spazio a whisky e rum, studiando e leggendo libri e blog. Avevo infatti denotato un vortice d’ignoranza sul quale una fetta di  gestori ma anche di operatori del settore si appoggiavano o che addirituttra cavalcavano chi per scelta, chi per mancanza di formazione.
Col senno di poi, mi prenderei a badilate ripensando a quanti soldi spesi in bicchieri e bottiglie di cui ora possono riconoscere un effettivo valore. Decisi di rivolgermi anche come “fornitore” ad altre attività, fornendo servizi (seconda parola d’ordine nel mercato odierno) come stesure di carte di degustazioni, aiuto per la creazione della bottigliera e delucidazioni varie quando richiesto. Ricevendo sempre più richieste per degustazioni, corsi o semplicemente “posso venire qui la sera e sfondarmi di whisky?”, questo settembre abbiamo ampliato il “negozio” con un banco e aree di sosta sotto forma di morbidosi divani inglesi. Tuttavia abbiamo mantenuto invariata la nostra attività principale: la vendita di bottiglie a privati o altri operatori, sia fisica che online.

Che cosa può trovare da bere te un avventore? Oltre alla cocacola eh!
Già dalle nostre insegne “Whiskyteca e Rumteca” abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul distillato, abbinandolo ad una proposta culinaria classica: taglieri, tartare e crostini.  Per scaldare i motori abbiamo in mescita circa 100 whisky e 50 rum (in più qualche altro centinaio chiuso sugli scaffali), la maggior parte di indipendenti, single cask , rarità ed è in cantiere un reparto vintage.
L’altra nostra peculiarità è un divertimento vero e proprio: l’abbinamento del distillato a salumi, cacciagioni, formaggi e pesce o piatti complessi creati da chef nostri amici per determinati eventi.
Abbiamo deciso di creare solo 30 posti, per poterci dedicare alla comunicazione e alla cura del cliente: siamo un equilibrio tra formale ed informale, dove le barriere relazionali vengono ridotte ai minimi termini per rendere caldo e accogliente la visita e cogliere meglio il bicchiere.
La mia utopia è creare una formula per un whisky-rum bar che sia sostenibile senza doversi appoggiare troppo alla vendita o a vini, birre e mixologia, ma credo ci vorranno anni. Botti di anni.

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Hai delle bottiglie di cui sei fiero di avere?
Non particolarmente, tendo a bere o fare bere! Su due piedi direi la collezione “Valhalla”  di Highland Park, solo per la mia fissa per le cose simil vichinghe, poichè non è propriamente di valore (parliamone! n.d.A.). Per il resto, preferisco mettere in un bicchiere o farci una serata sopra, diciamo che sono fiero di ciò che mensilmente apro. Per dirla tutta, è in cantiere l’idea di imbottigliare qualcosa sotto nostra etichetta. Attualmente ci appoggiamo alla “Valinch & Mallet” di Davide Romano e Fabio Ermoli dove sotto alcune delle loro bottiglie sarà presente una sotto etichetta “Selezionato per Atlas – Whisky & Rum company”. In futuro potrebbe uscire qualcosa di totalmente nostro (ci fa l’occhiolino).
Nel corso del tempo vorrò dare sempre più spazio agli indipendenti e alle loro selezioni: mi piacerebbe che ogni singola bottiglia o bicchiere vissuto da noi diventasse un’esperienza unica e inimitabile, come un viaggio. Potrete rifarlo 10 volte nella stessa zona, ma non sarà mai uguale. Da qui il nome ” Atlas”, un atlante da esplorare dove tutto scorre e ogni visita non sarà mai replicabile .

Rapporto con la mixology?  Detto anche: ” Ci fai una Caipirinha alla fragola?”
La mixologia non è mai stato un mio interesse, ma con l’apertura serale ho ingaggiato un bartender di fiducia, Antonio Bonavena, dove le sue creazioni mettono in risalto principalmente il distillato, andando quindi a modificare il dosaggio consono dei vari cocktail.
Il secondo compito di Antonio è quello di evitare che mi denuncino quando davanti alla nostra bottigliera qualcuno se ne esca con un ” che ciai tipo caipiroska alla fragola?” ed inizi a menomare alla cieca. Il mio rapporto con questo tipo di drink, come i cicchetti, penso sia abbastanza chiaro.
Crediamo molto nella qualità: il nostro rum bianco di linea è il “Veritas” di Velier, col quale si sbizzarrisce per creare le miscele della casa, ma abbiamo talmente tanti di quei fuori carta di cui ormai abbiamo perso il conto.
Abbiamo una selezione ciclica di gin che presentiamo in quattro modalità di servizio diverse e un reparto liquoristico sempre dinamico in base alle alchimie richieste.

Per i fumatori hai previsto qualcosa?
Essendo un neofita del fumo lento, una nostra sala è adibita al fumatore e stiamo cercando di ottenere il patentino per la vendita, per ora consigliamo sempre di portarsi dietro il proprio sigaro o tabacco preferito.

Argomento a cui noi teniamo tantissimo e che abbiamo toccato prima: la importanza al food pairing! Dicci ancora qualcosa!
Come detto prima, è importantissimo perchè divertentissimo, sia per chi lo propone e pensa anche per chi ne usufruisce. Per garantire questo servizio disponibile ogni sera abbiamo creato ” Atlas Experience”: una degustazione di 3 distillati importanti a 2 cl con abbinamento appositamente creato a 30 euro.
Vi faccio un esempio: avete mai provato uno Shropshire affogato in Porto e ricoperto di uve di Corinto insieme ad un bel whisky, magari una torba finita con qualche cask bello vinoso?  Douglas Coupland, uno scrittore canadese famoso per il suo libro “Generazione X”, disse che tutti vogliono andare in paradiso e nessuno morire, credo si riferisse a questo.

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Ultima domanda per scatenare un putiferio: ma tu preferisci il rhum o il whisky ?Bella domanda! A Gerasa un uomo fu posseduto dal demone Legione, così chiamato poichè era una moltitutine di diavoli, diciamo che analogamente bevo una moltitudine così differente di distillati in modo da provare sempre cose nuove. Dipende dalla serata, dalla compagnia, mood ecc. ecc.. Ecco a cosa mi è servita l’Università: a schivare domande come questa (ride) !

Noi ringraziamo Lorenzo per il tempo concessoci…e anche per i sorrisi che ci ha strappato questa chiacchierata! Verremo presto a trovarti, abbi fede!

Detto questo, noi invece aspettiamo tutti voi poveri lettori al MWF 2018 per questo fine settimana! Cominciate a scaldare i motori!

Davide & Sebastiano

 

 

 

 

 

 

 

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Degustazione al “Barba” di Milano

Qualche giorno fa veniamo a sapere che lunedì 9 aprile il locale “Barba” di Milano avrebbe organizzato una cena a base whisky, e già qua sarebbe interessante. Se poi i piatti te li abbinano con gli imbottigliamenti della “Valinch & Mallet”, come potevamo noi mancare?

Prima di raccontarvi tutto, cliccate QUA  per leggere meglio i piatti: come noterete non c’è nulla di banale, parliamo di accostamenti decisamente ben studiati.

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Mattatori della serata sono stati Fabio e Davide della Valinch e il padrone di casa Marco Maltagliati. Adesso però basta indugiare e apriamo le danze! Vediamo cosa ci hanno servito.

1^ Piatto: l’agnello cotto a bassa temperatura per 48 (!) ore, aromatizzato al pepe di Sichuan e crema di carota bianca.
Whisky: Islay South Shore 8yo di cui QUA trovate la nostra recensione. Rispetto ad allora sono apparse delle golose note di crème brulé che prima non avevamo trovato: la dimostrazione che i whisky si evolvono anche una volta imbottigliati.
Commento: torba e carne? Ma assolutamente! L’agnello dopo 48 ore si scioglieva in bocca e il whisky, grazie alla presenza anche della crema di carota, tirava fuori quel nonsochè di rustico e conviviale dal piatto. Ottimo inizio!

2^ Piatto: gli scampi aromatizzati allo yuzu, un agrume giapponese che adoriamo, con crema di fave e germogli di cipolla come decorazione.
Whisky: Tormore 25yo. Molto floreale, con gelsomino e violetta, e tanta frutta a polpa gialla: sembrerebbe quasi un Lowlander! Non manca del cioccolato bianco. In bocca ritorna la frutta gialla del naso, anzi, è un the alla pesca con una spolveratina di peperoncino giallo. Anche ananas che non fa mai male. Delizioso da bere, un whisky che sa di primavera.
Commento: la freschezza del pesce si sposava alla perfezione col profilo morbido del Tormore e lo yuzu portava quel guizzo in più in bocca. Ancora meglio del primo accostamento.

3^ Piatto: l’insalata Portaluca su crema di rapa rossa e ricotta di bufala.
Whisky: Glenrothes 11yo sherry. Evviva il vino spagnolo: dona al naso una facciata di morbidezza con uvetta, cioccolato alla menta, brownie con solo una leggera punta di solvente. In bocca è dolce, vellutato, con la frutta rossa ovviamente a farla da padrona. Resta una vaga senzazione di cedrata in bocca.
Commento: il miglior abbinamento della serata, ebbene sì! Da golosi quali siamo, ci scoccia parlar bene di una dietetica “insalata”, ma il modo in cui la crema e la Portoluca facevano esaltare le note di fragola, lampone e mora del whisky era assolutamente sorprendente. Punto.

4^ Piatto: la cheesecake scomposta con more e zenzero disidratato.
Whisky: Glenrothes 9yo bourbon. Preso singolarmente, dei due Glenrothes si è rivelato il nostro preferito. Qua abbiamo un profilo decisamente goloso. E’ un tripudio dei “grassi da pasticceria” con note di panna calda, biscotto shorbread e di latte con menta. Un corpo caldo e pieno con punte di miele e pepe bianco ci ha decisamente convinti. Possiamo spararla tipico nostro? In bocca ha un qualcosa che ci ricorda una pastiera napoletana.
Commento: molto interessante, ma a nostro avviso forse l’abbinamento meno riuscito dei 4 per la presenza delle more. D’altro canto, e per dovere di cronaca dobbiamo riportarlo, per altre persone presenti in sala invece l’acido della frutta faceva emergere delle sfaccettature del distillato che altrimenti non si sentivano. In ogni caso l’accompagnamento ci stava, che sia chiaro. Come se non bastasse, sia il dolce che il whisky si sono rivelati di ottima fattura, quindi godiamo in silenzio senza brontolare, per Diana!

Adesso che vi abbiamo raccontanto tutto, come definiamo la serata? Si può riassumere in una sola parola, ovvero complimenti!
Esaltare piatti e whisky contemporanemante non è un lavoro facile, anzi, pensiamo proprio che tutto lo staff del “Barba” ci sia riuscito alla grande. Un evento da rifare, bravi!
Sulla nostra pagina Facebook troverete numerose foto dell’evento e tal proposito ringrazio Matteo per avermi aiutato con le stesse! Two cells are better than one!
Prima di concludere, un ringraziamento a Marco, Davide, Fabio, allo chef e a tutto lo staff del Barba è d’obbligo per aver reso possibile questa serata! A quando le prossime?

Tornando a noi, vi aspettiamo invece per la nostra prossima degustazione: venerdì metteremo fuori le date.
Vi ricordo che sarà l’ultimo evento prima dell’estate perchè…ìl nostro pasticcere si sposerà a giugno!
(n.d.a. Fuggi finchè sei in tempo! Salvati almeno tu!)

Dai, per oggi ci fermiamo qua e continuate a seguirci!

Davide e Sebastiano

 

Guida ai migliori cocktail bar d’Italia

Oggi andiamo parzialmente fuori tema, ma un fuori tema interessante. Una nostra sempre deviata passione sono i cocktails, quelli fatti come dio comanda. Bien, ci segnalano una applicazione dove potrete trovare i migliori bar d’Italia per soddisfare la vostra infinita sete!

Nasce l’App gratuita e senza sponsor
“GUIDA AI MIGLIORI COCKTAIL BAR D’ITALIA”

logo Guida Cocktail BlueBlazer

Un’app gratuita per iOS e Android per scoprire i migliori cocktail bar d’Italia, grazie alla Guida di BlueBlazer, scaricabile dal sito www.blueblazer.it/app

Nasce la nuova app gratuita “Guida ai migliori cocktail bar d’Italia”, selezionati dalla rivista specializzataBlueBlazer, scaricabile al link www.blueblazer.it/app 

L’app non ha scopo di lucro, è gratuita e priva di sponsor, a garanzia della massima autonomia di azione e della fiducia dei suoi utenti, è un contenitore virtuale, scaricabile sulle piattaforme iOS e Android, contenente gli indirizzi, le informazioni e tutte le news sui migliori cocktail bar d’Italia. Gli oltre 160 bar della Guida sono frutto di una attenta selezione di Giampiero Francesca e Massimo Gaetano Macrì, supportati da un panel di cento esperti che hanno pre-selezionato una lunga lista di locali. Per il secondo anno consecutivo sono infatti presenti nella Guida tutte le regioni italiane, con un’attenzione sempre maggiore alle realtà di provincia, tanto interessanti quanto, spesso, difficili da scoprire. Trovano così spazio, accanto alle grandi città come Roma, Milano e Firenze, realtà con poche centinaia di abitanti, come Acquapendente, in provincia di Viterbo, o Mirano, non lontana da Venezia.

I criteri seguiti per selezionare i bar si basano sull’ospitalità, oltre che sulla qualità del servizio e del cocktail.Non scegliamo mai un locale perché fa bene da bere – sottolinea Giampiero Francesca, direttore di BlueBlazer e ideatore della Guida – non è quello che ci interessa in primis. Consideriamo soprattutto l’alto grado di accoglienza, ormai sempre più rara, che si traduce nella capacità di far star bene il cliente, consentendogli di vivere un’esperienza completa. Poi, ovviamente, viene anche il cocktail”.

Una volta installata l’app dal link www.blueblazer.it/app, è sufficiente aprirla dal proprio smartphone per consultarla. La navigazione del menù è semplice e intuitiva: si può decidere di geolocalizzarsi e selezionare i locali che appariranno sulla cartina, oppure filtrare per le quattro categorie (cocktail bar, bistrot – restaurant, hotel bar e speakeasy). In ogni caso, ‘cliccando’ su un locale, si aprirà la scheda con una breve storia di presentazione del bar, alcune informazioni sui cocktail consigliati e sul tipo di miscelazione praticata, gli orari, i contatti e l’accesso diretto alle mappe per rintracciare la strada col proprio navigatore.

Le categorie sono uno strumento utile per consentire a chiunque, in base ai propri gusti e aspettative, di scegliere velocemente. Al di là del ‘cocktail bar’ propriamente detto, ‘bistrot-restaurant’ indica quei locali in cui oltre che bere si offre un’esperienza food frutto di una cucina, in molti casi anche degna di nota per non dire ‘stellata’”,sottolinea Massimo Gaetano Macrì, capo-redattore di BlueBlazer e co-ideatore della Guida. “Non potevano poi mancare gli hotel bar, di cui siamo grandi estimatori. Anzi, con il nostro lavoro, vorremmo far capire che le atmosfere eleganti ed ovattate di questi locali potrebbero essere frequentate da tutti. In Italia c’è ancora molta diffidenza e sono ancora tanti a chiedersi se si possa entrare in un hotel solo per bere un drink, senza essere clienti”. E, infine, la categoria forse più alla moda, i cosiddetti speakeasy “in cui abbiamo inserito sia i locali il cui accesso è garantito tramite la parola d’ordine, come i ‘veri’ speakeasy americani del Proibizionismo degli anni Venti-Trenta del secolo scorso, sia quei locali che in qualche modo ricordano quelle atmosfere fumose, con un accesso un po’ da secret bar, in cui entri solo se ne conosci fisicamente l’ingresso”.

La Guida vuole essere uno strumento di consultazione smart, continuamente aggiornata e utile, tanto agli operatori del settore quanto al cliente, più o meno appassionato. “Sono tanti i vari brand ambassador, per esempio, che ci hanno confessato di utilizzare per il loro lavoro le nostre mappe per rintracciare i locali. Si tratta di una utilità secondaria di cui prendiamo atto. Ma lo scopo principale della Guida è quello di offrire agli appassionati del buon bere e anche ai semplici curiosi, una finestra ‘mobile’ da cui osservare il mondo del bar.Se una persona entra in un locale, ‘spinta’ dalla descrizione della Guida, si innamora del posto e apprezza il cocktail, noi abbiamo centrato la missione”. Per l’occasione del lancio della Guida sono stati creati due signature cocktail: il ‘The Journalist Martini’ di Massimo D’Addezio e il “The Journalist Negroni” di Tommaso Cecca. Entrambi i cocktail sono degli omaggi che i barmanager dei due locali hanno voluto dedicare ai giornalisti adattando i pregi, e perché no, i difetti della categoria a due storici cocktail. Il The Journalist Martini è un Martini cocktail come piace berlo a molti giornalisti, freddissimo e molto secco, preparato con gin Bombay Sapphire, Apricot Brandy e gocce di Laphroaig, un whisky torbato i cui sentori affumicati rimandano, per Massimo D’Addezio, al mondo della stampa e delle redazioni. Completamente diverso il The Journalist Negroni, una variante calda e avvolgente del grande classico italiano, con brandy Cardenal Mendoza, Campari infuso all’ibisco e vermouth Cinzano 1757, che restituisce una visione diametralmente opposta del ruolo e della figura del giornalista.

Toro de Lidia (Tommaso Cecca & Alessandro Marrano) Café Trussardi – “The Journalist Negroni”

2 cl Cardenal mendoza
2 cl Campari infuso in foglie di ibisco
2 Cl Cinzano rosso 1757
2 drop di Aztec chocolate bitter

The Journalist Martini (Massimo D’Addezio)

5 cl Bombay Sapphire Gin
1 cl Apricot Brandy
gocce di Laphroaig Whisky

Vi alleghiamo anche 3 signature cocktail di due bar presenti nella guida: provate a farli e fateci sapere ! 

Locale: LA BODEGA (Cosenza)
Barman: Roberto Gulino
Cocktail: SUD (variante calabrese del cocktail Tommy’s Margherita)
Ingredienti:
1,5 cl succo di lime fresco (Lime di Corigliano)
1 spoon Nettare di Agave Herradura
1 spoon di Marmellata di Peperoncino Frajotta prodotta a Cerchiara
1,5 cl Liquore al Cedro azienda Vecchio Magazzino Doganale di Montalto Uffugo
5 cl Tequila Ocho Blanco
Tecnica: Shake & Strain
Garnish : fetta di lime
Affumicato con legno di melo, cannella e the verde
Bicchiere: old fashioned
Descrizione: Inserire tutti gli ingredienti in uno shaker, aggiungere ghiaccio e agitare per bene. Filtrare in un
bicchiere old fashioned colmo di ghiaccio e guarnire con fetta di lime. Affumicare con le spezie sopra elencate.

Locale: MADISON CAFE’ (Tropea, VV)
Barman Barmanager: Francesco Mazzitelli
Cocktail: KALABROTTO (variante calabrese del cocktail Hugo)
Ingredienti:
3 cl di sciroppo di Sambuco di Calabria, prodotto da un’azienda agricola di Capo Vaticano
5 cl di Bergotto ( bibita frizzante a base di bergamotto)
5 cl di Eukè spumante extra dry, cantina Senatore (o altro spumante extra dry, ma sempre di origine calabrese)
3 cl di soda
Twist di bergamotto (quando disponibile) o limone

Locale: MADISON CAFE’ (Tropea, VV)
Barlady: Genny
Cocktail: KALAVRI’
Ingredienti:
3 cl di Tequila reposado
2,75 cl di liquore al Bergamotto Calabro
2,75 cl di succo di lime
1 barspoon di "mezzodì Caffo"
1 barspoon sciroppo di pompelmo rosa "Monin"
1 barspoon marmellata di bergamotto
1 pezzetto di peperoncino fresco locale
1 pizzico di sale
Decorazione: crusta di mix di sale rosa dell’Himalaya, rosso delle Hawaii, blu di Persia e semi di papavero, ed un
peperoncino rosso.

Detto questo, vi salutiamo e….state pronti per lunedì !! 

A presto, Davide e Sebastiano