Kilkerran Heavily Peated

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glengyle

Imbottigliamento: “Kilkerran Heavily Peated”, Peat in Progess Batch 1, 2016 – 2019, 55%, Ex-Bourbon e 45% Ex-Sherry

Gradazione: 59,3 %

Prezzo: circa 70 €

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Se vi ricordate bene, ad Aprile vi abbiamo portato alla pasticceria DolceMente di Varese un’anteprima mondiale da provare, il Kilkerran Heavily Peated. Bevuto e ribevuto, oggi possiamo darvene una succosa recensione. Siatene felici!
Nato per far fronte alle richieste di mercato che predilige i whisky torbati, il nostro arriva nei nostri bicchieri carico con addirittura 84 ppm di torba. What? Ma che commercialata è? No, tranquilli, vi pare che di colpo a Kilkerran si dimentichino come si distilla?
Giusto prima di iniziare, questa bottiglia rappresenta la prima della serie “Peat in Progess”, analogalmente alla “Work in Progress” di qualche anno fa. Non si sa ancora dopo quanti anni verrà imbottigliata la versione finita e a quanti gradi, possiamo darvi informazioni solo sulla bottiglia di oggi, è un 3 anni a gradazione piena. “Oddio, ma sarà sgraziatissima!” direte voi, “andate avanti a leggere” diciamo noi.

Colore: oro.

Naso: un insieme di mare e terra sorprendente. Abbiamo un lato carnoso, che varia da una bistecca ben condita fino al maiale al limone, in cui si riflette (poesia!) un lato marino e vegetale, dato dal sale marino e dalla torba. Avvolgente e appetitoso, col tempo rilascia sensazioni di crema al burro e spruzzate di torta di mele. L’ alcool al naso è molto leggero con prugne sotto spirito e papaya. Ritornano le sensazioni carnose di cui sopra con del brodo di pollo. Pronti per la megacastroneria settimanale? Profuma di torta della nonna…alle olive! Tornando più seri, annusando il bicchiere ormai vuoto compare la sabbia bagnata di kilkerraniana memoria che ci piace tanto!

Gusto: qua l’alcool si sente, fuori discussione, ma non così tanto come sarebbe lecito aspettarsi. All’inizio ha una dolcezza che ci ricorda l’albicocca, per poi virare decisamente su sapori salati, quasi da pesce in crosta. Speziato, potente eppure vellutato, possiede infatti una struttura oleosa con note di olive in salamoia. Ci pare di sentire anche una leggera sensazione canforata. Un particolare non di poco conto: non è sgraziato come ci si potrebbe aspettare da un “tre anni”, anzi! Cercando di spiegarci meglio, non è ovviamente molto complesso data la gioventù, ma…si può dire che ha un profilo estremamente coerente?

Finale
: medio  lungo, torbato e salato!

Abbinamento: durante la serata di cui sopra volevamo accompagnarlo ad un dolce alternativo, ma non era facile: l’alta gradazione era un problema e andava assolutamente mitigata. Da qui l’idea di una variazione strutturale della tarte tatin accompagnata a crema di mascarpone. In più la mela avrebbe aiutato tantissimo ad esaltare la nota torbata del whisky. E direi che l’obiettivo è stato raggiunto a giudicare dai commenti dei presenti. Troverete le foto sulla nostra pagina Facebook.

Commento finale: 3 anni? Veramente? Se è questo l’inizio, chissà cosa ci aspetta quando sarà “pronto”: rischia di diventare uno dei migliori OB in circolazione, a nostro modestissimo avviso. Spesso capita che nei whisky giovani la torba sia aggressiva e scomposta, qua è un velluto. La dimostrazione è che i ppm siano solo un numero alle volte. Ha solo un difetto, non è complessissimo, ma è giustificato dalla estrema giovinezza.

Voto: 8,7

 

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Kilkerran 11y “Cadenhead”

Scheda Iniziale :

Distilleria: Kilkerran

Imbottigliamento: Cadenhead, serie “Wood Range”, 2007-2018, ex-sherry

Gradazione: 58,1 %

Prezzo: circa 90 €

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Quando eravamo al festival di Castelfranco la nostra attenzione era caduta su una bottiglia a dir poco interessante: il primo single cask di Kilkerran, sherry, a gradazione piena e imbottigliato da Cadenhead! Ok, in realtà sapevamo già della sua esistenza qualche settimana prima, ma l’incipit era per creare un po’ di pathos! Certo è che, ritrovandocela davanti, non potevamo di certo lasciarcela sfuggire. Ma come ha fatto Cadenhead a mettere le mani su questa singola botte? Ricordiamoci che il suddetto imbottigliatore è di proprietà di Springbank, che a sua volta è sempre proprietaria di Kilkerran. Siamo di fronte quindi ad un tipico caso di “ti piace selezionare facile”, ma noi non ci formalizziamo e assaggiamo incuriositi, giusto?

Colore: ramato.

Naso: caspita caspita! Caldo e morbido con uvetta, ciliegia e arancia. Tende poi verso profumi più complessi come caramello salato, marsala e del miele di castagno in purezza. Ossigenandosi, diventa ancora più dirty: è tutta una girandola fra aceto balsamico, argilla, fumo polveroso e  pigna che brucia!  La moglie di chi scrive dice di sentirci anche dello scarpone sporco (niente facili battute, please!). Veramente particolare. Possiamo sparare anche la nostra castroneria settimanale? C’è un lato caldo che ci ricorda certe fragranze maschili a base di ambra grigia e muschio: un whisky virile! Tornando quasi seri, possiamo definire questo “naso” come pastoso? Assolutamente.

Gusto: non ce lo saremmo aspettati, sembra una torta “foresta nera”, con la sua amarena, il suo kirsch e quella bella senzazione di grasso in bocca. Poi il nostro Kilkerran ci ricorda di provenire da Campbeltown, diventando dapprima carnoso, poi addirittura sulfureo. E per non farci mancare nulla, tanta fuliggine e nafta appena deglutito. Giusto per la cronaca, i cinquantotto gradi quasi non sono pervenuti! Ehi, ci semba di sentire anche dell’eucalipto. Anche qua col passare del tempo va quasi in secondo piano il lato dolce per far posto ad uno più sporco.

Finale: medio lungo. Ritorna il balsamico, per poi lasciare in bocca un sapore salato e affumicato. C’è un leggero amaro, ma non è nulla di grave o fastidioso.

Abbinamento: ok, è probabile che qualcuno storcerà il naso, ma fidatevi! Questo Kilkerran con un bel rognone, come dicono a Roma, è la morte sua. Giuseppe Bertoni, se ci stai leggendo, sai cosa ci devi cucinare la prossima volta che veniamo all’Irish Pub Mulligans!

Commento finale: decisamente un whisky particolare. Se siete alla ricerca di un qualcosa di morbido e pulito, fuggite via di corsa! Volete qualcosa di intrigante, particolare, diciamo pure “freak”? Beh, siete al posto giusto! In ogni caso, non vi lascerà indifferenti. Già che siamo in argomento, il punteggio finale è  ancora più del solito risultato da una media dei nostri giudizi, fra chi l’ha apprezzato di meno e chi di gran lunga di più. Cercate di capire bene cosa state cercando quando avrete questa bottiglia davanti!

Voto: 8,8


 

Tasting notes:

Color: copper

Nose: warm and soft with raisins, cherry and orange. Then it tends towards more complex aromas such as salted caramel, marsala and pure chestnut honey. By oxygenating, it becomes even dirtier: balsamic vinegar, clay, dusty smoke and burning pinecone! Dirty boot (no easy jokes, please!). There is a warm side, which reminds us of certain masculine fragrances based on ambergris and musk: a manly whisky!

Mouth: fat, like a “black forest” cake, with sour cherries and kirsch. Then it becomes dirty, meaty, even sulfurous. So much soot and naphtha as soon as it’s swallowed. Still eucalyptus. Intriguing!

Finish: medium long. It returns the balsamic, then it leaves a salty and smoked taste in the mouth. There is a slight bitterness, but it is nothing serious or annoying.

Food Pairing: kidney!

Comment: if you love old-style dirty whisky, this is perfect for you!

Score: 8,8

 

 

 

Kilkerran Work in Progress 7 Cask Strengtht

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glengyle

Imbottigliamento: Kilkerran ‘Work in Progress 7 – Bourbon Wood’ 2015

Gradazione: 54.1%

Prezzo: circa 75 euro

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Si torna a Campbeltown, sempre alla Glengyle. Tempo addietro vi avevamo recensito un altro loro imbottigliamento (QUA) e ora tocca alla versione a gradazione piena!
E’ l’ultimo imbottigliamento dopo 11 anni di “work in progress”, in attesa dell’arrivo sul mercato dell’ufficiale 12y. Abbiamo un ex bourbon imbottigliato alla bellezza di 54,1% vol.
Grazie a Simone per il sample e proviamolo!

Colore: giallo paglierino

Naso: appare subito il lato sporco da Kilkerran, con note di lucido per scarpe, sabbia bagnata e un non so che di canforato. C’è in sordina del lime, ma poco altro a nostro dire: acqua, aiutaci tu! Con la diluizione andiamo decisamente meglio. E’ vero che, da un lato, le note sporche si accentuino con la comparsa di acqua ragia e solvente, dall’altro però aumentano anche i sentori di frutta. Mela verde e tanta pesca noce. Non manca il lato pasticceria con vaniglia (e vorremmo ben vedere dopo 11 anni in botti bourbon) e marzapane. Resta comunque un alone di fumo, che aleggia persistente nell’aria. Insomma, l’acqua gli permette di esprimersi. Non fatevi ingannare però: resta comunque un profilo sporco “old style”.

Gusto: un corpo molto elegante, con banana matura e tanto tanto limone. L’aggiunta di acqua me aumenta tantissimo la mineralità, tipo sassolino in bocca al campo scout ( no, non siamo stati Giovani Marmotte). Pera williams, ancora limone e pepe! Ci arriva poi un flash mentale di una buona colazione dato da un sapore di biscotto e marmellata di prugna.

Finale: secco con un fumo  leggero da fuliggine e zenzero. Ehi, c’è dell’emmentaler o è la fame chimica post distillato?

Commento finale: ci ha diviso ancora più del precedente imbottigliamento. Definirlo uno Springbank più sporco, ma meno fruttoso sicuramente non gli rende giustizia, ma serve a dare una idea sul cosa aspettarci. O sboccia l’amore o si fugge, metrosexual o boscaiolo? Al consumatore l’ardua sentenza.
In questo caso il  voto è ancor più del solito una media delle nostre valutazioni! Sic transit gloria mundi, e quindi…

Voto: 85

 

Kilkerran Work in Progress 6 Bourbon Wood

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glengyle

Imbottigliamento: Kilkerran Work in Progress 6 Bourbon Wood

Gradazione: 46%

Prezzo: circa 50 euro

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Campletown, cittadina del sud della Scozia, racchiude in sè un pezzo di storia del whisky molto interessante: man mano che presenteremo imbottigliamenti di questa zona, andremo a dipanarne le varie vicende. Oggi parleremo di una distilleria di questa città, la Glengyle.
E’ stata fondata nel 1873 da uno dei due fratelli Mitchel, già proprietari della vicina e oggi più famosa Springbank, il quale, dopo un litigio, aveva deciso di intraprendere una propria attività. La produzione era rappresentata da un whisky torbato, fumoso e oleoso, di elevata qualità, caratteristiche comuni ai distillati di Campletown.
Ad un certo punto Campletown, forte della sua fama, comincia a esportare a inizi 900 verso un nuovo mercato, gli Stati Uniti. Inizialmente fu un successo, talmente grosso che tutte le distillerie (tutte tranne una, ma ne parleremo un’altra volta) iniziarono ad abbassare gli standard qualitativi, per diminuire i costi e aumentare i ricavi dato che il mercato americano rispondeva sempre bene.
Ma, con l’avvento del Proibizionismo, l’esportazione dovette cessare per ovvie ragioni e di colpo i distillati di Campletown dovettero tornare a rivolgersi al mercato interno. Li aspettavano però al varco i whisky delle altre aziende scozzesi, le quali non avevano abbassato la qualità della produzione per compiacere un determinato mercato (nota personale e polemica: oggi con l’avvento dei NAS non stiamo forse ripercorrendo questa strada?). Ed ecco che nel 1925 Glengyle venne chiusa.
I suoi locali non verranno distrutti per nostra fortuna, cosicchè nel 2004 la Springbank (ironia del destino) compra e riapre la distilleria, migliorandone alcuni aspetti sia ovviamente a livello strutturale che nelle tecniche di produzione. Non possiamo non citare, ad esempio, l’uso di orzo, possibilmente locale, maltato in maniera tradizionale a pavimento, oppure la scelta di effettuare una fermentazione di 3-5 giorni contro le canoniche 48 ore.
Giusto per i maniaci dei dati della torba , segnaliamo che essa è presente nella misura di 15 ppm, la stessa quantità di Glendronach.
Nel 2009 Glengyle si riaffaccia quindi sul mercato con l’edizione Kilkerran Work in Progress 1, un single malt di 5 anni che viene presentato invecchiato o in botti ex-bourbon o in botti ex-sherry.
Oggi analizziamo la versione “6” ex-bourbon uscita nel 2014. Siamo di fronte ad un whisky di 10 anni. Glengyle ci offre, quindi, la possibilità di seguire con i nostri sensi l’evoluzione del loro distillato.
Nel 2016 uscirà la versione finale, il Kilkerran 12y.
La scelta del nome Kilkerran è semplice. Innanzitutto, non si poteva utilizzare il nome “Glengyle”, esistendo già utilizzato da un blend della Loch Lomond Distillers. Lavorare per ottenerne i diritti all’utilizzo non sarebbe poi convenuto, in quanto, in caso di successo, si sarebbe solo creata confusione nel consumatore. Si è quindi optato per “Kilkerran”. Con questo termine si indica in gaelico il luogo in cui secondo la tradizione sorgeva la cella religiosa di San Kieran, ovvero proprio la moderna Campletown.

Colore: giallo paglierino

Naso: parte subito una nota fumosa. Non è un fumo pulito alla Highland Park, questo è decisamente più sporco. Dopo ci sembra di sentire della sabbia bagnata, veramente originale e diverso dal solito.Quasi rugginoso, ha un bouquet decisamente “old style”, rustico, da Far West del whisky! Dopo averci stuzzicato con un lato minerale e fungino, ecco che arriva la frutta. Attenzione però! Non fatevi ingannare da quello che abbiamo scritto: non è un whisky fruttato, le note di arancia, mela verde, banana e soprattutto carambola sono molto tenui, diciamo pure in sordina. La diluizione con acqua accentua questa ultima parte. Molto particolare e quindi ci affascina!

Gusto: sorprendente, è il contrario del naso. E’ dolce al’inizio e sporco poi. Ha una acidità agrumata leggera da lime, ricorda anche una mora non troppo matura o comunque un ribes rosso. Ecco poi il terroso che avevamo sentito al naso, accompagnato da pepe nero e chiodi di garofano. Appena deglutito, ecco a noi una nota salina. Con poche gocce di acqua si accentua il lato dolce iniziale.

Finale: fumoso, spezie. A queste, si aggiunge un nonsochè di umido di sottobosco, soprattutto in retrolfazione. Resta poi in bocca una sensazione di olio di pistacchio molto persistente.

Commento finale: definiamolo pure un whisky non per tutti. Non è decisamente un ruffiano, anzi è burbero e scontroso. Un whisky d’altri tempi, come una volta. E’ il distillato giusto per “portare in salvo l’antico vaso” (cit.)! Detto questo il voto finale è una media fra i nostri giudizi, di solito concordi, ma non in questo caso. Amen: lo riproveremo molto volentieri!

Voto: 84