Big Peat “Small Batch Release”

  • Scheda Iniziale :

Distilleria: Blended Malt

Imbottigliamento: Douglas Laing, Big Peat, “Remarkable Regional Malts” serie, Small Batch Release

Gradazione: 46 %

Prezzo: circa € 50

peat

Le vacanze sono finite e, per compensare (really?), ricominciano da oggi le nostre recensioni! Continuiamo così con la mitica serie “Remarkable Regional Malts” by Douglas Laing e oggi tocca all’imbottigliamento probabilmente più famoso di tutti, il “Big Peat”, cui spetta di rappresentare lo stile di Islay. Mica pizze e fichi! Famoso anche per la grafica della scatola che balza decisamente all’occhio: ci troviamo infatti uno dei più simpatici bevitori di whisky della storia, il Captain Haddock della serie a fumetti TinTin. Corrono voci che, in realtà, ci sarebbero anche delle persone della famiglia Laing nei tratti del suddetto marinaio, ma nulla di ufficiale, sia ben chiaro eh!
A proposito di scatola, anche qua notiamo la “ricetta” del nostro blend scritta sulla confezione. Siamo di fronte ad un mix di Ardbeg, Caol Ila, Bowmore e di…Port Ellen (sì, la distilleria chiusa), il tutto a 40 p.p.m di torba.
Due considerazioni prima dell’assaggio:
1- la presenza di Port Ellen non deve stupire, Douglas Laing ne possiede fra le sue scorte numerose botti. Poi sicuramente ne verserà una dose irrisoria nel batch, ma noi ci accontentiamo. No?
2- guardando il livello di torbatura, l’unica distilleria fra le presenti che spinge così tanto è Ardbeg, quindi è probabile che sia il malto principale del nostro blend. Not so bad!
Ok, ora stop alle masturbazioni mentali e versiamoci da bere!

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è logo_nero_100px.png
  • Note di degustazione

Colore: giallo pallido.

Naso: decisamente Islay-style. Abbiamo i sentori tipici dell’isola e quindi alghe, sale marino, buccia di limone, pera acerba e un notevole profumo di pesce, soprattutto sarde e ostriche. Fra tutti però svetta la gomma vulcanizzata o copertone che dir si voglia. Una conferma dell’ abbondante presenza di Ardbeg? Chissà! Fra le note curiose che ci hanno colpito aggiungiamo dello shampoo al catrame e del pollo bruciacchiato. Take this!

Gusto: non sembra neanche così giovane. Sicuramente è merito del Port Ellen (si scherza ovviamente)! Una caramella al malto salato (eh?) si accompagna a tanto limone, pepe e tabacco. Ostriche, con la loro acqua, decisamente pervenute. Esatto, è molto sapido. Ce lo saremmo aspettato esageratamente fumoso, invece lo è in maniera elegante. Alla cieca siamo convinti che darebbe la birra a molti single malt isolani pari prezzo.

Finale: medio lungo con catrame, cenere, asfalto bagnato e un accenno di canfora. Ananas?

Abbinamento: eravamo di passaggio da Arona e abbiamo pensato subito di provarci assieme un formaggio di Luigi Guffanti. Detto fatto, entriamo in negozio dove il prode Andrea, dopo varie ed estenuanti prove, ci tira fuori un erborinato spagnolo fuori scala, il Cabrales che vedete sotto in foto. Il whisky ha tirato fuori dal formaggio una alga, sì esattamente, e una marinità assolutamente pazzesche. Amazing!

IMG-20200921-WA0044

Commento finale: è veramente molto buono e equilibrato. Voleva rappresentare lo stile di Islay e ci è riuscito perfettamente. Invecchiato e a gradazione più sostenuta siamo sicuri che potrebbe dare ottime soddisfazioni. A tal proposito, se da bevitori di whisky vivete per la torba alzate pure il punteggio finale!

Voto: 8,6

P.S. Ancora un enorme grazie a Chris e Gabriele di Rinaldi75 per il sample.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è logo_nero_100px.png

  • Tasting notes

Color: white gold

Nose: an Islay-style with no doubt. We found the tipical smells of Islay: seaweed, salt, lemon peel, unriped pear and a remarkable fragrance of fish (especially sardines and oysters. Stand out against all of them the vulcanized rubber (of tire if you prefer). Could this be an implicit confirmation of the copiuos presence of Ardbeg? Maybe… Among all the other we would like to challenge you to find (as you have done) and find the smell of tar shampoo and burned chicken… Try this at home!

Mouth: it does not seem so “young”. Definitely credit have to be given the the presence of Port Ellen (we are just joking 🙂 )! A praline with salted malt (I really do not believe I’m writing this…) followed by lemons, pepper and tobacco. Oysters again soaked in “their water”. We expected this to be more smoky but it is in an elegant manner. We could bet that in a blind confrontation it could beat other single malt from a similar price range.

Finish: quite long lasting with tar, ash, wet asphalt and just a hint of camphor. Maybe also pineapple?

Match with: we were passing near Arona (in the north of Italy) and have a think of tasting it with one of Luigi Guffanti’s cheese. Said and done, we entered in the shop where Andrea the Valiant, after longs adventures and exausting attempts (but how much we love these kind of things…), take out of the hat an extraodrinary spanish blue-veined (the Cabrales show in the photo above). Whisky has exalted from the cheese a seaweed and marine arome totally amazing.

Final Comments: it’s really a good and balanced whisky. The intent was to represent the style of Islay and… and it entirely succeeded! More aged and with an higher alcohol contect and it will be really a pleasure to drink. Speaking of this, if you like the peat feel free to increase the “final score”!

Score: 8.6

P.S. We would really say again a huge “thank you” to Chris and Gabriele

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è logo_nero_100px.png
Pubblicità

Islay 12y “North Star Spirits”

Scheda Iniziale :

Distilleria: Non dichiarata

Imbottigliamento: North Star Spirits, Cask Series 003, 12y, 2005 – 2017, ex refill Hogshead

Gradazione: 52,3 %

Prezzo: circa € 120

laph

“Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia la razza umana era sopravvissuta”. Nacque così l’imbottigliatore indipendente North Star, il Salvatore che guiderà noi poveri assetati nel cielo dei distillati scozzesi.
Se non avete colto la splendida, delirante ed attualissima *tocchiamoci citazione in periodo Covid-19, siete cortesemente pregati di fare una ricerca su Google e solo allora potrete proseguire la lettura.
Lettura che ci porterà a introdurre una nuova distilleria per il nostro blog: Laphroaig. Sì, non li abbiamo mai recensiti per tutta una serie di motivi,  è vero, facciamo ammenda e iniziamo da ora. Ma come possiamo affermare di aver davanti effettivamente un Laphroaig, in quanto la bottiglia riporta solo un generico Islay? Andremo a sviscerare la questione da qui a breve. Nel frattempo, versiamo!

Colore: giallo chiaro

Naso: ok, siamo decisamente su Islay. Appena versato ci troviamo davanti un bel mix di torba stile copertone, mare e olio con una spruzzatina di limone. Forse Ardbeg? Maybe!
Aprendosi non sembrerebbe molto sporco con sale, alghe macerate e aringa affumicata. Restiamo sempre col dubbio! Aspettiamo ancora ed ecco gomma vulcanica e fette di pane bruciacchiate: ok dobbiamo rimangiarci tutto sul distillato pulito? Ebbene sì, infatti a seguire ecco un mix di disinfettante e cerotti che zitto zitto salta fuori: ehi, Laphroaig! Assaggiandolo avremo ulteriori conferme…o smentite ovviamente! Il lato fruttato a chiudere è presente, ma molto tenue con della confettura di albicocche, buttiamola lì!

Gusto: ad un attacco dolce segue immediatamente una sensazione salata, definiamola pure, importante. Sale marino per la precisione. Fumo che se ne va a braccetto con tintura di iodio e, giusto per restare in tema “ospedaliero”, sembra di leccare una garza di tessuto non tessuto (neghiamo di averlo fatto, in assenza di testimoni). Anche queste sensazioni sono un marchio di fabbrica del nostro amico Laph. Balsamico appena dopo la deglutizione, tipo caramella per la tosse, e ci lascia con del piccante da pepe nero. Per non farsi mancare nulla, un bel sacco di carbonella. Olè!

Finale
: lungo con betadine a manetta, iodopovidone per gli amici, clenil aerosol e naftalina! C’è molto fumo “chimico”, non quindi di legna bruciata, quanto più di plastica.

Abbinamento:  caviale e via di insulti (meritati) alle nostre povere persone. Sicuramente non era il whisky perfetto, siamo d’accordo, ma il burro stemperava lo sporco del Laphroaig esaltandone le noti dolci, balsamiche e marine. Quindi, seppur litigarello, il matrimonio si poteva fare.

Commento finale: odi aut amo, parafrasando i latini. In questo distillato piuttosto che le note marine e di “ospedale pulito”, comunque presenti,  prevalgono le note chimiche e sporche. E uno di noi non è molto amante di queste ultime in verità. Non stupitevi del voto quindi, è una media fra due valutazioni. Segnatevi questo: se siete dei tossici che si intrippano a sniffare plastica bruciata, siete davanti ad un must buy!

Voto:8,6

A presto, Davide & Sebastiano

p.s. un ulteriore conferma che si tratta di un Laphroaig: il prezzo. Circa 10 euro ad anno per un Islay indipendente ristringe il cerchio a poche distillerie.

p.p.s. è divertentissimo fare gli assaggi quasi alla cieca!