Glenglassaugh Revival 2015

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glenglassaugh

Imbottigliamento: Revival

Gradazione: 46%

Prezzo: circa 45 euro

glen

Eccoci a recensire il primo whisky della degustazione “Whisky e Panettone 2015 “: Glenglassaugh Revival.
La distilleria viene costruita nel 1875 a est appena al di fuori dello Speyside, molto vicina al mare. Non ha una storia molto interessante, la produzione viene interrotta più volte fino ad arrivare al 1986, anno in cui Glenglassaugh viene chiusa.
Bisogna attendere fino al 2008: siamo all’inizio del boom del mercato del whisky e Glenglassaugh viene rilevata da un gruppo privato olandese. La situazione? Una distilleria fatiscente e con seri problemi di vandalismo, ma i nostri non si perdono d’animo e si affidano alle sapienti mani di Stuart Nickerson e di Graham Eunson, ex manager di Glenmorangie e di Scapa. Vengono così immessi sul mercato degli imbottigliamenti di 21, 30 e 40 anni cui seguiranno da lì a poco quelli della nuova produzione.
E di uno di questi ci occuperemo oggi, il Revival.
Dovrebbe essere un whisky che si aggira sui 6/7 anni di età (non abbiamo trovato fonti certe ufficiali) dato dalla combinazione di botti first e refill ex-bourbon con una ulteriore maturazione di 6 mesi in botti first fill di sherry Oloroso.

Una nota personale: avete visto che bel paesaggio sulla confezione? E’ la spiaggia privata della distilleria.

Colore: arancio chiaro

Naso: ha un attacco dolce, ricorda un marzapane. L’uvetta data dallo sherry non può mancare e…ehi sembra una morositas, ve le ricordate?? Il lato della pasticceria continua con del cedro morbido, diciamo pure candito. Lampone e polpa di pesca gialla ingolosiscono il tutto. A fare da contraltare abbiamo il lato speziale, con cioccolato, pepe,e rosmarino. Ci pare di cogliere una nota di resina. C’è del fumo in lontananza all’orizzonte. Non molto complesso in verità ma è gradevole

Gusto: parte molto fresco e frizzante con zenzero, miele e albicocca secca. Forse saremo strani noi ma ci pare di sentire anche il sapore dell’amido della patata cruda. Tenendo il nostro whisky in bocca poco dopo però vira quasi sull’aspro, da cicoria appena tagliata. Questo ultimo aspetto durante la degustazione dell’evento non era emerso, il tipico segno che vanno sempre prese con le pinze le note di degustazione ( soprattutto le nostre eh! ).

Finale: medio con miele e lampone all’inizio, poi ritorna il cedro, questa volta l’agrume vero e proprio. Una punta di armellina e di mandorla amara.

Abbinamento: con una fetta di panettone tradizionale preparato con lievito madre. Il panettone copre la nota aspra del distillato mentre quest’ultimo esalta il sapore dei canditi.

Commento finale: è un whisky “costruito” che sia ben chiaro, ma, se il rapporto qualità prezzo è positivo,….chissene? E’ un prodotto semplice adatto anche per avvicinare persone che di solito non bevono whisky. Diamogli tempo: nel momento in cui il legno riuscirà a dominare il distillato ci troveremo molto probabilmente un prodotto decisamente interessante nel bicchiere.

Voto: 6,4

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Resoconto Whisky & Panettone

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A Natale siamo tutti più buoni, soprattutto se mangiamo panettoni e beviamo whisky. Nel nostro 3° evento ci siamo divertiti ad abbinare per voi questi due elementi. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio.

Il Revival , un whisky morbido dal corpo pieno, è andato ad abbinarsi con un panettone di tipo tradizionale, con lo scopo di nasconderne la leggerissima acidità dovuta dal lievito madre ed esaltarne gli aromi di frutta e canditi.
Abbiamo proseguito poi con uno Springbank 10y, una leggera torbatura che ha dato il meglio di sè con un panettone al cioccolato.
E per concludere, da una delle migliori distillerie “sherry-based” in circolazione, Glendronach 21y, servito da solo come gran finale.
Al solito siete stati invitati a dare un vostro giudizio ai distillati presentati: chi sarà il vincitore ?

Glenglassaugh Revival

Naso 6.46

Palato 6.30

Finale 5.46

Springbank 10y

Naso 6.61

Palato 7.3

Finale 6.5

Glendrnonach 21y

Naso 6.84

Palato 6.85

Finale 6.61

Ladies and Gentlemen, and the winner is…..Springbank 10y !

Un dato curioso:  nonostante la moda dei whisky morbidi, di facile bevuta (che comunque non la consideriamo una moda necessariamente negativa), insomma contro ogni pronostico nelle due serate ha vinto un whisky decisamente tradizionale. Da amatore della suddetta distilleria non posso non esserne contento.

Ci vedremo alla prossima degustazione che si terrà nel periodo febbraio/marzo 2016 che sarà targata “Hidden Spirits“. Per non annoiarvi nell’attesa a breve faremo uscire le schede di degustazione dei tre whisky della serata a cui seguiranno delle chicche veramente notevoli!

Sulla nostra pagina facebook a breve troverete le foto dell’evento, anzi aggiungete pure le vostre!

A presto Davide & Sebastiano 

Port Ellen Old Bothwell 1983

Scheda Iniziale :

Distilleria: Port Ellen

Imbottigliamento:  Old Bothwell 26y 1983 – 2009

Gradazione: 54.9%

Prezzo: circa 600 euro

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Costruita nel 1824 a sud dell’isola di Islay, Port Ellen non ha avuto vita facile nel corso della sua storia. E’ stata chiusa dal 1930 al 1969, per poi avere nel 1973 un centro di maltaggio incaricato di fornire le altre distillerie dell’isola. A seguito della crisi del whisky negli anni 80, nel 1983 viene nuovamente chiusa per poi perdere definitivamente la licenza di produzione nel 1992. Come per alcuni pittori però il successo è arrivato “post-mortem”.  Agli inizi del 2000 la Diageo, gruppo proprietario del marchio,  decide di imbottigliare il whisky rimasto a riposare per circa 20 anni nelle botti della distilleria. Non si butta via niente no? Viene messa così in vendita il primo imbottigliamento di Port Ellen dopo la sua chiusura, la famosa 1th Release. Un whisky clamoroso: la storia ha così inizio. Ogni anno escono gli imbottigliamenti ufficiali di Diageo, a fianco di quelli indipendenti, ogni anno c’è sempre meno whisky disponibile e ogni anno il prezzo aumenta a dismisura (una nota polemica concedetecela, almeno per i nostri poveri portafogli). Ad oggi siamo alla 15^a Release.
La bottiglia di oggi però è di un imbottigliatore indipendente, la Old Bothwell, casa nata nel 1998, quindi decisamente giovane rispetto a una Berry Bros o a una Gordon MacPhail. Saranno stati bravi?

Colore: giallo chiaro

Naso: subito bitume e olio di motore, seguito da fumo di incenso e di falò. Salsedine.In mezzo a queste note tipiche della torba di Islay, miele e limone. Aprendosi ecco l’uva bianca, poi parte un’esplosione tropicale con mango, banana e ananas, il tutto intramezzato da note di pepe rosa e maggiorana. Legno di faggio appena tagliato. Durante l’areazione effettua una curiosa evoluzione dallo speck al pesce affumicato. Un Port Ellen “mare e monti” (!?!).

Gusto: La prima cosa che colpisce è una leggerezza data da lime, uvaspina carambola e albicocca. Come fa un whisky dall’aroma iniziale così “bitumoso” ad avere una freschezza simile? L’impatto iniziale potremmo quasi dire che ricorda un muffato. Si fa poi più corposo con caramella d’orzo e frutta cotta.  Il pepe presente fa salivare tantissimo .Tabacco da pipa e fumo. Appena prima della deglutizione, una nota di susina.

Finale: lunghissimo. Fumo e spezie con pepe, peperoncino giallo scotch bonnet, rosmarino e zenzero, il tutto circondato da una patina di liquirizia.

Abbinamento: stabilito che abbinare certe bottiglie alle volte è paragonabile al fare un risotto con un Sassicaia, ma se uno può….bagnateci delle code di gambero argentino crude e vergognatevi di voi stessi!

Commento finale: avere nel bicchiere un Port Ellen è sempre un piacere. Sono pochi i whisky attuali, per non dire nessuno, con una complessità simile. E’ una questione di gusto nostro personale: se avesse avuto un corpo più incisivo e pieno, questa bottiglia era da Olimpo, oltre il 9, soprattutto se avesse avuto un prezzo più basso. Peccato, ma parliamoci chiaro: magari avessimo spesso di questi problemi!

Voto: 8,8

Glenfarclas 105 2015

Scheda Iniziale :

Distilleria: Glenfarclas

Imbottigliamento: Glenfarclas 105  da 1 litro

Gradazione: 60 %

Prezzo: circa 70 euro

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Eccoci a Glenfarclas, l’ultima distilleria privata rimasta dello Speyside, ai piedi del monte Benrinnes.
E’ stata fondata nel lontano 1836 da Robert Hay, che cercava un posto dove poter costruire una struttura per poter “dissetare” i mandriani che passavano in quei territori. Dopo 20 anni, la struttura passa nelle mani di John Grant. All’inizio, la famiglia Grant era più interessata all’allevamento di bovini piuttosto che alla distillazione, cosicchè subappalta l’attività ad un parente, John Smith. Questa collaborazione dura qualche anno finchè Smith decide di lasciare tutto per aprire una distilleria tutta sua (l’attuale Cragganmore).
Glenfarclas torna così nelle mani della famiglia Grant, che la accompagna così fino ai giorni nostri. Attualmente la distilleria è guidata dalla quinta e sesta generazione Grant, John e George.
Abbiamo parlato di distilleria privata, ma non lasciatevi ingannare: i loro alambicchi sono i più grandi di tutto lo Speyside e sono rimasti gli ultimi scozzesi ad utilizzare il riscaldamento diretto per i suddetti (in stile Yoichi per intenderci).
Veramente degna di nota è la collezione Family Cask, un autentico database di single cask iniziato nel 1952 fino al 1996, costituito da una bottiglia per ogni anno di produzione.
Parliamo ora del nostro whisky. Alla Glenfarclas sanno fare una sola cosa, ma fatta bene, ed è stata la loro fortuna: siamo davanti ad un invecchiamento in botti sherry.
Ma il nome “105”? Sta ad indicare la gradazione alcolica del distillato secondo l’ Old British Proofing System. Col sistema attuale, dovremmo chiamarlo “Glenfarclas 120”, che corrisponde ai 60 gradi riportati sulla bottiglia.
I più attenti di voi si chiederanno “Siamo davanti ad un NAS?”. Beh, all’inizio lo era, poi, a seguito delle polemiche nate in seno a questo mondo, in Glenfarclas hanno cominciato a indicare sul retro dell’etichetta i 10 anni di invecchiamento del loro prodotto, come a dire “noi non siamo come gli altri”. Speriamo che continuino!
Ed ora…versiamo!

Colore: ambra tendente al rosso

Naso: Sherry intensissimo.
Senza acqua: l’alcool si sente, inutile nascondersi. Non è però un alcool da “farmacia” (scusate non abbiamo resistito!), ma piuttosto quello delle ciliegie sotto spirito. Spezie e arancia. Note calde di cuoio e legno. Resta comunque molto chiuso.
Con acqua: ricorda un rhum. Uvetta, ribes, caramello e ancora arancia. Fumo e …amaretti ! Ossigenandosi, compaiono delle curiose note di mela verde, davvero inaspettate. Crostata all’amarena.

Gusto: Avvolgente.
Senza acqua: potente e incisivo, dolcezza e spezie tutte insieme, un autentico “gancio”.
Con acqua: ha un inizio molto dolce e beverino, pulito, che nasconde poi un corpo deciso e al contempo…possiamo definirlo “voluttuoso”? Oh yes! Frutta secca e miele di castano e tiglio.

Finale: Lungo e speziato. Un accenno di fumo.

Abbinamento: terzo whisky dell’evento “Whisky & Food 2”, il nostro pasticciere lo ha accompagnato alla torta Absolut Chocolat. Varie consistenze del cioccolato Caraibe, che si sono sposate alla perfezione con il Glenfarclas, un distillato che grazie alla sua potenza e al suo corpo ha rinnovato la bocca dopo ogni sorsata.

Commento finale: un caldo whisky invernale, dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. Consigliato!

Voto: 7,9

Aberlour 18y 2014

Scheda Iniziale :

Distilleria: Aberlour

Imbottigliamento: Aberlour 18y double matured

Gradazione: 43%

Prezzo: circa 65 euro

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A questo giro ci spostiamo nella regione dello Speyside, alla distilleria Aberlour (si pronuncia Aber-lower) vicino al monte Benrinnes.
La sorgente che fornisce l’acqua alla distilleria esiste fin dai tempi dei druidi. Per celebrare questo antico legame, sul packaging della bottiglia sono raffigurate una quercia stilizzata e una piccola fontana, entrambi fra i simboli di questa civiltà.
Con l’avvento del Cristianesimo la sorgente viene poi utilizzata come fonte battesimale dai monaci del posto.
Avvicinandoci  ai giorni nostri, Aberlour viene fondata nel 1879 da James Fleming.
Sotto le sue mani, la distilleria comincia ad avere successo e i suoi whisky si diffondono fra gli amatori. Nonostante questo, dopo qualche anno, Fleming ne cede la proprietà e diventa un benefattore locale costruendo il municipio e l’ospedale per la cittadina omonima e un ponte sullo Spey.
Nel 1898 la distilleria viene distrutta da un incendio e la sua ricostruzione viene affidata al celebre architetto di distillerie Charles Doig, che ne conferisce l’aspetto con cui è arrivata ai giorni nostri.
Attualmente è di proprietà del gruppo francese Pernod Ricard, che ha preso il motto della famiglia Fleming, “Let the deed show”, trasformandolo in quello della distilleria.
Aberlour è molto apprezzato in Francia per il suo malto elegante e morbido.
La bottiglia presa in esame oggi fa parte del core range ufficiale di Aberlour: una doppia maturazione sherry oloroso  e bourbon first fill, che ha riposato almeno per 18 anni nella warehouse (ricordo sempre che, per la legge scozzese, vengono riportati sull’etichetta gli anni di invecchiamento del whisky più giovane che compone la miscela).
E ora,concedeteci la battuta, let the deed show!

Colore: oro scuro

Naso:  ha subito un inizio pungente con scorza di arancia e quindi albicocca.  Dura solo un attimo poi si ammorbidisce con note di crema e mela verde (non una Renetta, piuttosto una Granny Smith). Poi è una festa di canditi, malto e cioccolato 46%. Insomma, gli anni nello sherry si sentono, come l’influenza del legno. Una forte nota di miele di timo.  Mandorla molto delicata e una punta veramente accennata di torba.
Il bicchiere vuoto profuma di…fragola! Dura un attimo, ma è buonissimo, per poi cedere il posto al fumo, mai acre o pungente.

Gusto: un palato morbido, quasi succoso. Si ripropongono l’arancia e il cioccolato, un bahibe per la precisione. Ha una anima molto “cognaccosa”, ricorda le pere al cognac per l’appunto. Molto elegante. Già detto? Repetita iuvant!

Finale: di lunghezza media, pungente, fumoso.

Abbinamento: primo whisky dell’evento “Whisky & Food 2” lo abbiamo accompagnato ad un hamburger di chianina. Una carne dolce ma al contempo saporita che si sposa bene con un whisky elegante: un matrimonio di opposti.
Volete esagerare? Usatelo per aromatizzare una salsa rosa per gli scampi.

Commento finale: buono da solo, ottimo in compagnia (cibo o persone!). Non particolarmente strutturato al palato ma….è semplicemente buono! Ottimo rapporto qualità-prezzo.

Voto: da questa recensione inizieremo a dare giudizi in decimi e quindi un bel 7,7 sia!

Whisky & Food 2: resoconto dell’ evento

speyside

Passate le due serate, eccoci qua a tirarne le somme!
Innanzitutto, siamo stati molto contenti della vostra partecipazione, pubblico veramente molto eterogeneo : principianti, curiosi, esperti, persone di ogni età, uomini e donne. Vuol dire che il mondo del whisky affascina senza distinzioni e che quindi la sete (di sapere ovvio!) contagia un po’ tutti.
Ci scusiamo se qualcuno non ha potuto partecipare, ma purtroppo i pochi posti disponibili sono volati via in 36 ore. A queste persone e a chi all’ultimo non è potuto venire diciamo di non preoccuparvi troppo e alla fine vi spiegheremo il perchè.

Ora lasciamo lo spazio ai nostri distillati.

Il primo whishy della serata è stato un Aberlour 18y, abbinato ad un fingerfood di hamburger di chianina : un’accoppiata a detta di molti vincente. Purtroppo, come ricordo sempre,  il primo whisky di una degustazione è sempre il più bistrattato.
Passare in bocca da 0% a 43% è quasi uno shock per le nostre papille gustative, quindi cosa voglio dire? Se vi ricapita di trovarvi questa bottiglia davanti, dategli una seconda possibilità, non ve ne pentirete!
E via col punteggio:

ABERLOUR 18Y
Naso: 6,66
Palato: 6,74
Finale: 6,88

Il secondo whisky presentato invece da solo è stato un Benrinnes 15y imbottigliato per il Bar Metro:  possiamo tranquillamente dire che qua la platea si è spaccata. Chi lo ha apprezzato alla follia per le sue note sporche e al contempo dolci, chi per lo stesso motivo non è riuscito a gustarselo. “De gustibus non disputandum est” diceva quel tale e la frase calza a pennello.

Solo una mia nota personale: il campione di Benrinnes oggetto di una nostra recensione era preso da una bottiglia già aperta da tempo e quindi più morbido di quello che ognuno di noi ha provato nel corso delle serate. Cosa voglio dire? Di prendere sempre con le pinze le recensioni! L’ultima parola deve essere sempre vostra.

BENRINNES 15Y per Bar Metro
Naso: 5,80
Palato: 7,10
Finale: 6,90

Per concludere è stata servita una monoporzione di Tarte Absolut Chocolat, ovvero cioccolato Caraibe Valrhona  servito su 5 strati di consistenze diverse. Un dolce simile bisognava di uno sherry potente che potesse pulire la bocca per prepararla all’assaggio successivo: in nostro aiuto è arrivato Glenfarclass 105. Data la forte gradazione, sono state date le istruzioni su come diluirlo con acqua. In ogni caso un “marriage” molto ben riuscito a detta dei presenti.

GLENFARCLASS 105 
Naso: 7,61
Palato: 7,84
Finale: 7,88

Prima di salutarvi tutti, vi dico già che ci sentiremo per una degustazioni ai primi  di dicembre per poterci fare gli auguri di Natale….e quindi diversi whisky con diversi tipi di panettoni ! Stay tuned !

P.s. Sulla nostra pagina Facebook (cliccate il “mi piace” per restare sempre aggiornati) a breve pubblicheremo le foto delle due serate!

Dalwhinnie Distiller’s Edition distilled 1990 bottled 2007

Scheda Iniziale :

Distilleria: Dalwhinnie

Imbottigliamento: Distiller’s Edition 1990

Gradazione: 43%

Prezzo: circa 80 euro

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Dalwhinnie, il cui nome gaelico significa “punto di incontro” di pastori di pecore e bestiame, è la distilleria in attività più in alto di tutta la Scozia (a circa 300m s.l.m.) e sorge nelle Highlands del sud, fra lo Speyside e le Lowlands. Fondata nel 1898, Dalwhinnie utilizza la gelida acqua derivante dal Lochan an Doire Uaine, (dal Gaelico, significa “Lago del boschetto verde”) che si trova a 600 metri di altezza sulle Drumochter Hills.
E’ uno dei luoghi più freddi di tutta la Scozia, e ci piace pensare che qui, più che in ogni altra zona, il whisky abbia soprattutto la funzione di riscaldare le persone che vivono in questa regione.
All’epoca (e forse ancora oggi) erano previsti dei letti per gli operai bloccati dalla neve, che si accumulava anche per metri durante alcune tempeste.
Ma per quale motivo la distilleria è stata costruita proprio qui, in questa regione selvaggia e inospitale? La ragione principale è molto semplice: la vicinanza al nodo ferroviario delle Highlands e quindi la facilità di accesso ad un mercato molto più ampio di quello che la zona da sola permetterebbe. Questo ha permesso a Dalwhinnie di sopravvivere agli inizi della sua attività e in più ha portato lavoro allo stesso villaggio dove sorge.
Diventato celebre grazie alla sua inclusione nella linea dei ” Classic Malts”, Dalwhinnie ha sofferto la crisi finanziaria di questi ultimi anni e rischia di perdere, assieme a Oban, Glenkinchie e Cragganmore, il suo posto nella celebre gamma.
E’ un distillato dolce, speziato e mieloso con un finale caratteristico e molto secco, e esiste quasi esclusivamente in versioni ufficiali. Utilizzano ancora i tradizionali worm tubs.

La bottiglia presa in esame oggi è una Distiller’s Edition, distillata nel 1990 e imbottigliata nel 2007. E’ una “double matured”, avendo beneficiato di un affinamento finale in botti di Oloroso. Proviamolo!

Colore: ambrato

Naso: subito apre con note di cioccolato, ciliegia e vaniglia, risultando molto “caldo”. Successivamente si avverte una torba, ma non molto invasiva che lascia poi spazio alle spezie. Sciroppo d’acero, meglio ancora un plumcake aromatizzato all’acero. Per restare in tema di pasticceria, finiamo con una bella confettura di arance. Note di sottobosco con muschio e legno.

Gusto: molto speziato all’inizio, ricorda poi  un Gran Marnier con una punta di ferroso (!!).  Un deciso sapore di malto a cui poi si aggiunge uvetta, albicocca e frutta secca. Di colpo però il corpo “cade”.  Non molto complesso, leggero, forse risulta un po’ piatto al palato. Non replica, quindi, quello che il naso prometteva.

Finale: secco e corto, molto particolare, da tipico Dalwhinnie. Vaniglia, limone e un accenno di tabacco.

Abbinamento: data la stagione estiva, preparate in un bicchiere una panna cotta che alternerete a strati con una composta fatta da pesche, gelatina, zucchero di canna e un goccio di succo di lime. Servitela assieme al nostro whisky versato in un bicchiere freddo.

Commento finale: forse per colpa di quel finale veramente secco, a noi non ha entusiasmato molto. Peccato, il naso prometteva bene. Un esperto di whisky inglese dice che assaggiarlo dopo il classico 15 YO  è come ascoltare i Rolling Stones prima con “Satisfaction” o ” Sympathy for Mr.Devil” e poi passare a “Start me up” e secondo noi rende bene l’idea. Sono sempre i Rolling Stones, però…! Qualche punto in più in virtù della sua grande abbinabilità ai desserts.

Voto: 73